Rapporti di lavoro

Ticket sui licenziamenti, il legislatore non cambia strada

di Antonino Cannioto e Giuseppe Maccarone

Il costo per licenziare sale ancora. Si tratta di una rivalutazione voluta dalla legge e che puntualmente trova applicazione subito dopo la pubblicazione della variazione annuale dell'indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai e degli impiegati. Un incremento molto modesto per un contributo che non ha mai convinto le aziende.

In generale, è sempre difficile metabolizzare balzelli ma ve ne sono alcuni che più di altri sono indigeribili. In un ipotetico elenco, il cosiddetto ticket sui licenziamento si collocherebbe ai primi posti. È inviso, in particolare, alle piccole aziende che, prima dell'entrata in vigore della riforma del mercato del lavoro targata Fornero, non avevano mai dovuto sostenere un onere similare. Non è facile, inoltre, accettare la sostanziale, generica obbligatorietà del contributo in tutti i casi in cui l'interruzione del rapporto di lavoro genera, anche solo teoricamente, il diritto del lavoratore alla percezione dell'Aspi (da maggio Naspi), a prescindere dalla effettiva percezione. I pochi casi di esenzione dal contributo sono elencati dalla legge e tra questi non figura, per esempio, la giusta causa di licenziamento che, in genere, è sempre stata oggetto di tutela da parte del legislatore. Su questo punto, appare molto faticoso, per il datore di lavoro, comprendere il motivo per cui il licenziamento di un dipendente che ha oggettivamente leso il rapporto fiduciario instaurato tra le parti, determini l'obbligo di versare il contributo.

Eppure, nonostante l'aurea non favorevole, non vi sono, al momento, indizi che possano indurci a ritenere che il contributo possa uscire di scena. La prossima introduzione della Naspi, verosimilmente, non cambierà le cose in quanto l'attuale schema di decreto prevede che l'intero impianto legislativo creato intorno all'Aspi passerà alla nuova forma di sostegno economico contro la disoccupazione. Ne consegue che anche i più accaniti oppositori devono rassegnarsi, prova ne sia che il decreto legislativo, recante disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, pone – nella struttura attualmente nota - particolare attenzione al ticket licenziamento.

L'articolo 11 del provvedimento prevede la costituzione, presso l'Inps, del Fondo per le politiche attive per la ricollocazione dei lavoratori in stato di disoccupazione involontaria. A tale Fondo affluisce la dotazione finanziaria del Fondo per le politiche attive del lavoro istituito dalla legge di stabilità 2014 pari a 18 milioni di euro per l'anno 2015 e a 20 milioni di euro per il 2016, nonché, per il 2015, l'ulteriore somma di 32 milioni di euro del gettito relativo al contributo di cui all'articolo 2, comma 31, della legge 92/2012. Il ticket, quindi, oltre a concorrere al finanziamento delle prestazioni Aspi e Naspi servirà anche a implementare il nuovo Fondo dell'Inps, con buona pace di tutti.

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