Rapporti di lavoro

Un’operazione vantaggiosa per gli istituti di credito

di Claudio Pinna

Ora che la normativa del Tfr in busta paga è stata definitivamente completata risulta più chiaro il possibile impatto delle nuove disposizioni sulle società e sui lavoratori. Iniziamo dalle società. Per quelle con almeno 50 dipendenti l'effetto risulterà sostanzialmente nullo sia sotto un profilo contabile che di futuri cash flow. Il costo riconosciuto a bilancio infatti coincide con l'accantonamento di TFR complessivo previsto in ciascun anno e tale rimarrà in futuro. Nulla cambierà anche con riferimento ai flussi di cassa.

Tali società infatti già provvedono al versamento dei relativi accantonamenti ai fondi pensione o al fondo di tesoreria costituito presso l'Inps. In futuro, per tutti coloro che lo richiederanno, il Tfr anziché essere destinato presso tali fondi sarà erogato direttamente al lavoratore. Leggermente diversa è la situazione per le società con meno di 50 dipendenti. Sotto un profilo contabile infatti, per le aziende che adottano i principi internazionali Ias, l'impatto non dovrebbe risultare in ogni caso consistente.

Potrà però determinare un effetto positivo o negativo a seconda della metodologia e delle ipotesi utilizzate nelle valutazioni attuariali effettuate. In generale positivo, se il tasso annuo di attualizzazione adottato risulta essere inferiore alla equivalente rivalutazione del Tfr prevista. Negativo, nel caso opposto. Più rilevante avrebbe potuto essere invece l'impatto sui cash flow. Tali società infatti nei confronti dei lavoratori interessati si troverebbero ad erogare immediatamente il Tfr maturato anziché differirlo nel tempo.

Sulla specifico punto è però intervenuto in maniera determinante il Governo. L'accordo raggiunto con gli istituti di credito per l'eventuale erogazione dei finanziamenti alle società ha rappresentato infatti uno dei momenti fondamentali per la riuscita dell'iniziativa. Certo il particolare momento dei mercati ha sicuramente determinato un contesto positivo. Sulla base infatti dei tassi annui di rendimento così contenuti ottenibili sul mercato gli istituti di credito, a differenza di quanto accaduto in passato, hanno potuto considerare competitiva una remunerazione dei finanziamenti concessi ad un tasso annuo pari alla rivalutazione del Tfr (il 75% dell'incremento del costo della vita verificatosi più l'1,5% fisso).

Per i lavoratori il discorso risulta essere più complesso. La nuova opportunità concessa infatti, dopo le tante riforme intervenute, ma in particolare l'ultima, quella del Ministro Fornero, si collega più in generale agli aspetti di natura pensionistica. Un atteggiamento basato su una valutazione prettamente economica dovrebbe portare i lavoratori a non richiedere immediatamente il Tfr. E che tale non costituisca affatto un comportamento virtuoso viene anche confermato dall'imposizione fiscale prevista. Il Governo ha deciso infatti di non riconoscere alcun trattamento di favore alle somme erogate in busta paga. Trattamento di favore che invece viene concesso alle altre due modalità possibili: lasciare il Tfr in azienda ma soprattutto destinare il Tfr ai fondi pensione.

Nella stragrande parte dei casi la prestazione netta erogata dalle forme pensionistiche complementari risulta essere notevolmente superiore rispetto al totale degli incrementi retributivi netti percepiti. Nel nuovo contesto le società hanno l'opportunità di svolgere attivamente un ruolo fondamentale di responsabilità sociale comunicando per bene ai loro dipendenti l'attuale quadro di riferimento.

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