Rapporti di lavoro

«È urgente rafforzare le politiche attive»

di Francesca Barbieri

«Il programma è di fatto la prima politica con standard nazionali validi su tutto il territorio ancorché diversamente declinati a livello regionale, un cambiamento metodologico e culturale che si traduce anche nella profilazione dell’utente e nella remunerazione a risultato dell’intermediazione». Per Maurizio Del Conte, presidente dell’Anpal, «premesso che si può sempre fare meglio, i numeri ci restituiscono un bilancio complessivamente positivo. Il Rapporto trimestrale in uscita nei prossimi giorni - che riporta i dati consolidati a fine 2016 – ci fa sapere che oltre 1,24 milioni di giovani (al lordo delle cancellazioni) si sono registrati spontaneamente al programma, dei quali 840mila sono stati presi in carico dai servizi per l’impiego pubblici o privati. Dobbiamo ricordare che Garanzia Giovani si rivolge ai ragazzi che non studiano né lavorano, dunque a una fascia che potremmo definire scoraggiata.

Qual è la criticità maggiore finora registrata?

L’aspetto critico è che una misura è stata proposta per ora a un giovane su due, 392mila su 840mila: è su questo fronte che dobbiamo migliorare i risultati. È importante però sottolineare come il 42,6% dei giovani che hanno concluso un percorso di politica attiva nell’ambito del programma risulta occupato, così come il tasso di inserimento nel mondo del lavoro è direttamente proporzionale al livello di studio: 48,7% per i laureati contro il 33,6% di coloro che hanno la sola licenza media.

Dalla relazione della Corte dei conti europea emerge che in Italia l’esito più frequente è rappresentato dai tirocini. Come si spiega?

Il largo utilizzo del tirocinio conferma questa forma di esperienza come l’ingresso principale nel mondo del lavoro in Italia. Va detto, tuttavia, che circa il 50% dei tirocini di Garanzia Giovani ha condotto alla stipula di un contratto di lavoro e questo è un dato molto positivo. Certamente la forbice con gli altri paesi dimostra al contempo che dobbiamo orientarci verso una migliore organizzazione della transizione scuola/lavoro, che nel nostro Paese è presente quasi esclusivamente negli istituti tecnici, professionali e negli Its. È questa un’altra grande sfida dell’Agenzia nazionale: mettere in stretta relazione il mondo della scuola, universitario e della formazione con il sistema delle imprese e la domanda di lavoro che esprime.

Sul territorio si conferma l’arretratezza del Sud rispetto al Nord...

Il gap è legato alla situazione dei centri per l’impiego e delle agenzie per il lavoro, che si ripercuote anche nelle differenti fruizioni a livello territoriale delle opportunità del programma. Il risultato del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 conferma la sopravvivenza di 21 differenti sistemi di gestione delle politiche del lavoro. Questa realtà, lungi dal depotenziare il ruolo dell’Agenzia nazionale, in qualche modo la rafforza, le politiche attive hanno bisogno di standard nazionali – se non europei – in un mercato che è sempre più globale. Dobbiamo garantire i diritti dei cittadini su tutto il territorio.

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