Rapporti di lavoro

Allargare lo studio: dagli avvocati alle farmacie spinta alle unioni

di Francesca Barbieri, Bianca Lucia Mazzei, Valentina Melis e Valeria Uva

Coinvolgono oltre mezzo milione di professionisti le nuove regole sulle aggregazioni previste dalla legge sulla concorrenza appena approvata dal Parlamento: architetti, ingegneri, avvocati, veterinari, farmacisti e odontoiatri sono chiamati a misurarsi con una serie di disposizioni che puntano a favorire le unioni, dopo l’introduzione delle società tra professionisti, nel 2011, su iniziativa del governo Monti.

Oggi in Italia, la stragrande maggioranza dei professionisti opera in maniera individuale: solo il 17,7% lavora infatti in associazione con altri (fonte Censis-Adepp). Una dimensione “singola” che si ripercuote sulla capacità di andare oltre il mercato locale.

Le norme con le quali la legge sulla concorrenza punta a stimolare la nascita di società, anche di capitali (al debutto per avvocati e farmacisti), hanno però suscitato un intenso dibattito che - oltre ad aver accompagnato il lungo iter parlamentare del provvedimento - continua a essere acceso fuori e dentro le singole professioni. Anche perché la regolamentazione cambia da una categoria all’altra.

Avvocati

La nuova legge sulla concorrenza prevede che la professione forense possa essere esercitata anche attraverso società di capitale, cui possono partecipare (fino a un terzo) soci non professionisti, in linea con quanto accade per le Stp.

È stato poi abrogato il divieto per gli avvocati di partecipare a più associazioni, previsto dalla riforma forense (legge 247/2012). Attualmente sono circa 10mila le associazioni cui partecipa almeno un avvocato e circa 30 mila i professionisti coinvolti (in media tre per associazione) su un totale di quasi 227mila iscritti all’Ordine.

«L’eliminazione del divieto di partecipare a più associazioni favorisce il conflitto di interessi - dice Andrea Mascherin,presidente del Cnf - mentre l’ingresso di meri finanziatori che, con il 30%, possono controllare le società è un regalo a banche e assicurazioni, che pregiudica l’indipendenza e l’autonomia dell’avvocato. Non siamo contrari alle società di capitali - conclude - ma sarebbe stato necessario aprirle solo a soci professionisti».

Farmacisti

Le società di capitali potranno essere titolari di farmacie, una possibilità riservata finora solo ai farmacisti iscritti all’Albo. A differenza di quanto stabilito per le società degli avvocati, non c’è alcun limite alle quote che il socio di capitale può detenere: benché il direttore debba comunque essere un farmacista, il controllo della società potrà essere esercitato da una qualunque società o persona fisica non farmacista.

«Consideriamo questa disposizione un vulnus all’indipendenza professionale del farmacista», commenta il presidente di Federfarma Marco Cossolo. «Inoltre - aggiunge - le società di capitali potrebbero esternalizzare una serie di attività, dalla gestione al back office, e fare economie di scala che comporteranno un indubbio vantaggio competitivo rispetto alle altre farmacie. Dovremo fare rete per far fronte a queste novità».

Un altro punto della riforma che preoccupa i farmacisti è la possibilità per una sola società di controllare fino al 20% delle farmacie di ciascuna Regione o provincia autonoma.

Odontoiatri

Tra gli odontoiatri, le società “commerciali” si sono già affermate soprattutto sotto forma di catene: oggi sono attivi oltre 700 centri, con 9mila tra dentisti e igienisti. In tutto, su circa 61mila iscritti alla Fnomceo, i liberi professionisti sono quasi 42mila, che nell’88% continuano ad esercitare in “solitudine”, mente gli studi associati sono circa 5mila. Le società di capitale “ordinarie” sono più di duemila, mentre le Stp appena un centinaio.

«Nella legge appena varata – dice Michele Carpagnano, partner dello studio legale Dentons - non è risolto il differente trattamento tra le Stp, con i limiti alla partecipazione al capitale dei soci non professionisti, e le società “commerciali”». La legge sulla concorrenza pone infatti alle società come condizione per svolgere l’attività odontoiatrica che nelle strutture sia presente un direttore sanitario iscritto all’albo, ma nulla dice sull’“identikit” dei soci.

Per Michel Cohen, presidente di Ancod, associazione che conta 600 cliniche odontoiatriche, «è confermata la piena legittimità delle società».

L’Ordine e le associazioni dei dentisti vorrebbero invece una maggiore regolamentazione all’ingresso del capitale: «Non ci sono adeguate misure di controllo per prevenire abusi e concorrenza sleale», lamenta Giuseppe Renzo, presidente Commissione albo odontoiatri Fnomceo. Sulla stessa linea d’onda Gianfranco Prada, presidente Andi, per il quale «la Stp offre un giusto equilibrio per garantire il supporto del capitale in società che mantengono però la guida dei professionisti».

Notai

L’apertura alla concorrenza per i notai avverrà sul piano della mobilità: la nuova legge abbassa il rapporto tra notai e popolazione (da un professionista ogni 7mila abitanti a uno ogni 5mila) e per la prima volta consente al professionista di spostarsi in tutta la Regione e non più solo nel distretto della Corte d’appello. Il ministero della Giustizia dovrà aggiornare periodicamente la tabella delle sedi notarili. «Auspichiamo che in quella occasione - commenta il presidente del Consiglio del notariato Salvatore Lombardo - si tenga conto non solo di criteri numerici ma anche del valore economico di ogni sede, per evitare accentramenti nelle grandi città e nessun presidio nei piccoli Comuni».

Agrotecnici

Per gli agrotecnici è invece estesa l’abilitazione a compiere una serie di operazioni in materia catastale: «Competenze che avevamo esercitato per 15 anni e che una sentenza della Corte costituzionale ci aveva tolto», commenta il presidente del Collegio nazionale Roberto Orlandi.

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