Rapporti di lavoro

Ricollocazione anticipata per 60mila lavoratori l’anno

di Claudio Tucci

La nuova modalità di gestione delle ristrutturazioni aziendali potrebbe interessare, dal 2018, circa 60mila lavoratori l’anno in cassa integrazione straordinaria; i quali, dopo un accordo sindacale, su base volontaria, avranno la possibilità già durante la Cigs di inserirsi in un percorso di ricollocazione anticipato. In caso, poi, di sottoscrizione di un contratto con una nuova azienda, risolveranno, consensualmente e in forma incentivata, il precedente rapporto d’impiego; e al nuovo datore (che li assume) spetterà un esonero contributivo al 50%, entro un tetto annuo di 4.030 euro.

L’obiettivo delle disposizioni inserite in manovra, «dopo un proficuo confronto con le parti sociali - spiega Marco Leonardi, a capo del team economico di palazzo Chigi, e “autore” dell’intervento - è anticipare, il più possibile, il percorso di formazione e riqualificazione dei lavoratori in crisi. L’intera operazione ha un costo, a regime, di circa 90-100 milioni di euro, quasi interamente coperto dal raddoppio della tassa oggi prevista in capo alle imprese per ogni licenziato con la procedura collettiva, che, da gennaio 2018, salirà di circa 1.500 euro» (si passa cioè da 1.470 euro a quasi 3mila euro - per le imprese l’aggravio è di almeno 90 milioni in più).

L’idea è intervenire per tempo, con le politiche attive, nelle crisi industriali, come del resto indicato nel documento congiunto Confindustria-sindacati di settembre 2016: lo scorso anno, aggiunge Leonardi, i beneficiari di Cigs sono stati 160mila, di cui 105mila per riorganizzazione aziendale. Si stima che un 40%, intorno quindi alle 60mila unità, poi sfocino in licenziamenti collettivi, non essendoci più la mobilità. Nel 2016 gli assunti provenienti da Cigs sono stati appena il 4,25% del totale; pensiamo adesso di poter raddoppiare la percentuale».

Per i 60mila cassintegrati “in uscita” si apre una nuova possibilità: le misure di accompagnamento verso un altro impiego scatteranno subito, non più dopo il licenziamento. Il percorso di ricollocazione anticipato targato Anpal (costo circa 20 milioni l’anno) durerà sei mesi prorogabili di altri sei (ma ci si potrà allungare per tutto il periodo della Cigs - quindi, 24 mesi).

Se gli interessati vengono ricollocati, vale a dire firmeranno un contratto (a tempo determinato o indeterminato) con un’altra azienda, avranno due vantaggi: gli verrà riconosciuto il 50% della Cigs residua (costo circa 15 milioni a regime); e sul piatto potrà essere messo, pure, un incentivo all’esodo interamente detassato e decontribuito fino alle prime nove mensilità (costo circa 30 milioni a regime - oggi queste somme soggiacciono al trattamento fiscale riservato al Tfr ). «Considerando una media residua di Cigs di 6 mesi, per un lavoratore tipo abbiamo calcolato un vantaggio di circa 3mila euro - evidenzia Leonardi -. Si sale a 7-8 mila euro in più in tasca rispetto a oggi, se si sommano anche la detassazione delle mensilità aggiuntive corrisposte dal precedente datore».

Il meccanismo disegnato dal governo si completa con l’incentivo ad hoc per il nuovo datore che assume il lavoratore in Cigs: ottiene uno sgravio contributivo del 50% fino a un tetto massimo di 4.030 euro annui, per 12 mesi o 18 a seconda se firma, rispettivamente, un contratto a termine o a tutele crescenti (costo circa 30 milioni a regime). Nel caso in cui invece non scatti la ricollocazione anticipata (nei 12 o 24 mesi) non ci sono novità: «I lavoratori proseguono nella Cigs - conclude Leonardi - e poi, se licenziati collettivamente, prenderanno la Naspi».

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