Rapporti di lavoro

Mercato più selettivo con il digitale

di Giorgio Pogliotti

Specialisti del marketing, tecnici della produzione manifatturiera, progettisti di software, ma anche personale non qualificato addetto all’imballaggio: sono le professioni più richieste in Italia dalle aziende nel periodo 2011-2016 secondo l’Inapp, che ha anche individuato i mestieri meno richiesti (muratori, manovali, contabili e addetti a mansioni di segreteria).

Al convegno organizzato ieri dal Cnel sull’impatto dei processi di digitalizzazione sull’occupazione, il presidente dell’Inapp, Stefano Sacchi, ha sottolineato come le 10 professioni più cresciute (si veda la lista a fianco) abbiano perlopiù contenuti cognitivi e non ripetiti, riconducibili ad attività caratterizzate da un’elevata intensità tecnologica e dalla tendenza alle innovazioni organizzative (con alcune vistose eccezioni). Mentre, al contrario, le professioni in calo sono legate ad attività a bassa intensità tecnologica, come gli addetti a funzioni di segreteria o di contabilità, più esposte ad innovazioni tecnologiche capaci di ridurre il contributo umano al processo produttivo (software gestionali), o caratterizzate da mansioni manuali e ripetitive. Vista la struttura produttiva del nostro Paese, per Sacchi nell’immediato non ci sono segnali evidenti di una disoccupazione tecnologica di massa; la minaccia maggiore per i posti di lavoro, per ora, non arriva dalla rivoluzione tecnologica: «Solo l’1,5% dell’occupazione italiana nel 2011-2016 è stata interessata dal fenomeno della disoccupazione tecnologica».

Alle stesse conclusioni giunge il direttore per l’occupazione dell’Ocse, Stefano Scarpetta, allargando lo sguardo ai Paesi industrializzati: «Non c’è evidenza sull’evoluzione del tasso di disoccupazione tecnologica», piuttosto la tendenza è «ad un aumento occupazionale per l’incremento della partecipazione delle donne e dei lavoratori senior». La rivoluzione digitale, anche nell’analisi di Scarpetta, sta avendo un impatto non tanto quantitativo, quanto qualitativo sui posti di lavoro. «Tra il 1995 e il 2015 si assiste ad una polarizzazione del mercato del lavoro - ha aggiunto -, la domanda si concentra in prevalenza sui più alti livelli di competenza seguiti dai più bassi, penalizzando le competenze intermedie, che sono calate avendo subito l’automazione».

Il focus sull’Italia evidenzia come la domanda nel decennio si concentri soprattutto sugli occupati con basse competenze (oltre il 5%) che superano quelli con livelli alti di competenze (circa il 2,5%), con una forte riduzione per le medie competenze (-10%). In questo scenario, per il presidente del Cnel, Tiziano Treu «la politica e il diritto sono in grado di affrontare i cambiamenti, trovare forme nuove del lavoro e protezioni, senza l’incubo che finirà il lavoro». Per il presidente di Anpal, Maurizio Del Conte, «bisogna puntare sull’aggiornamento professionale» con «una formazione continua incentrata sulla persona, che va seguita dalla scuola, all’ingresso nel mercato del lavoro, ai periodi di inattività tra un lavoro e l’altro».

Le professioni più richieste

Le professioni più richieste

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