Rapporti di lavoro

Privacy, in ritardo una impresa su due

di Enrico Netti

Italia maglia nera nel percorso di avvicinamento al Gdpr. A tre mesi dall’entrata in vigore del regolamento europeo per la protezione dei dati una impresa italiana su due non dispone ancora di un piano per adeguarsi agli obblighi in materia di privacy. Tra le principali economie dell’area Ue solo la Francia è al nostro stesso livello, la media europea è del 60% ma in Germania si arriva all’80%, nel Regno Unito al 68% e in Irlanda sono compliant tre aziende su quattro. È quanto emerge dal sondaggio «Global forensic data analytics 2018» realizzato da Ey. «In questo quadro la posizione dell’Italia non rassicura anche alla luce delle pesanti sanzioni previste – osserva Fabrizio Santaloia, partner Ey e responsabile dei “Fraud investigation & dispute services” –. Un aiuto può arrivare dagli strumenti di Forensic data analytics (Fda ndr) che consentono di identificare minacce e rischi e di essere conformi alle norme».

Nel nostro paese il 67% del campione ritiene che gli strumenti Fda abbiano un ruolo chiave per affrontare le cyber minacce e la parte restante pensa siano comunque efficaci. A livello globale in quest’area si concentrano gli investimenti che segnano un +51% della media annua rispetto al 2016 mentre in Italia il trend è inferiore. In altre parole nelle aziende più strutturate si stanno implementando soluzioni a base di intelligenza artificiale, con software “robot” che automatizzano in modo radicale l’attività di monitoraggio del perimetro aziendale e provvedono all’analisi evoluta dei dati raccolti. Con questi strumenti, insegna l’esperienza maturata al’estero, si riescono a gestire gli obblighi del Gdpr, i rischi legali e le frodi. L’adozione di queste piattaforme robot, secondo il sondaggio, è già una realtà in poco più di un terzo delle grandi aziende italiane mentre l’intelligenza artificiale è già stata scelta dal 18% del campione. Nell’arco dei prossimi dodici mesi questi strumenti diventeranno sempre più diffusi.

Una evoluzione che porta a un gap tra le risorse specializzate già presenti in azienda e le competenze che devono operare con le nuove piattaforme. «Il 60% delle società italiane dichiara di non disporre di personale dedicato contro il 39% a livello globale» conclude Santaloia.

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