Rapporti di lavoro

Professionisti, i redditi medi arrivano a 49mila euro

di Giovanni Parente

La libera professione paga ancora: i redditi medi dichiarati nel 2017 al Fisco superano i 49mila euro. Complessivamente i 697.776 lavoratori autonomi che si sono denunciati con gli studi di settore hanno dichiarato il 3% in più rispetto all’anno d’imposta 2016. Il solo settore in positivo. Gli altri tre sono in negativo col crollo dei redditi dei 590mila commercianti che, nelle statistiche diramate ieri dal dipartimento Finanze, sono in caduta libera dell’81,4% con un reddito medio dichiarato che passa da 23.680 euro a 4.410. Come sottolinea il Dipartimento, i dati tra il 2015 e il 2017 sono fortemente influenzati sia dal nuovo criterio di determinazione del reddito d’impresa in contabilità semplificata, passato da “competenza” a “cassa”, sia dall’esplosione dei “forfettari”, che hanno toccato nel 2017 il milione di adesioni. Andando a costituire la “testa di ponte” di quell’esercito di partite Iva che dal 1° gennaio scorso si sta via via ingrossando sotto la bandiera della “flat tax” per autonomi e imprese con ricavi fino a 65mila euro.

Se si guardano i dati complessivi il reddito totale dichiarato dai 3,2 milioni di contribuenti soggetti a studi di settore è stato pari a pari a circa 91,7 miliardi di euro, in flessione del 14% rispetto all’anno precedente. Il reddito medio dichiarato è stato pari a 25.290 euro per le persone fisiche e a 34.260 euro per le società di persone.

A crescere di più tra i professionisti sono stati i geologi, che hanno sì segnato un aumento dell’8,3%, ma hanno redditi medi di 26.610 euro, ben lontani dalla media del settore. Seguono con un 6,9% i periti industriali, mentre commercialisti, consulenti del lavoro e avvocati viaggiano tutti appaiati con una crescita dei redditi medi del 2,3-2,6% dove per i legali il reddito medio però si ferma a 45.340.

Complessivamente dai dati dell’Irpef dichiarata dai titolari di partita Iva nel 2018 (anno d’imposta 2017) emerge che nel penultimo anno di applicazione degli studi di settore (dal 1° gennaio scorso, per l’esercizio 2018 entreranno in scena le nuove pagelle fiscali (Indicatori sintetici di affidabilità fiscale) sono stati circa 3,2 milioni le partite Iva coinvolte di cui il 61,5% intestate a persone fisiche.

Dai dati del Mef emerge anche che le agevolazioni sui nuovi investimenti e quelle per industria 4.0 hanno avuto subito un grande appeal anche per società di persone e autonomi. Il super-ammortamento, ossia la maggiorazione del 30% del costo ammortizzabile per nuovi investimenti, nel 2017 al suo secondo anno di applicazione è stato utilizzato da 52.116 soggetti in contabilità ordinaria per un ammontare di 107 milioni di euro, da 339.440 soggetti in contabilità semplificata per investimenti pari a 237 milioni di euro e da oltre 183.300 soggetti con attività da lavoro autonomo che hanno investito 86,3 milioni di euro.

Nel 2017 sono arrivati i bonus di industria 4.0, con l’iper-ammortamento che maggiorava il costo di beni innovativi e da alta tecnologia del 250%. A utilizzarlo al suo debutto sono stati 1.032 soggetti per un ammontare di 7,7 milioni di euro, cui si devono aggiungere 2.876 soggetti in contabilità semplificata con una spesa in 4,3 milioni di euro. Sono stati, poi, circa 13mila partite Iva a investire complessivamente oltre 6 milioni di euro per sfruttare il super-ammortamento, con maggiorazione del 40%, per beni strumentali immateriali come software e sistemi informatici.

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