Rapporti di lavoro

Una riforma che risponde alle sollecitazioni della Ue

di Valentina Pepe


La riforma dell’intera materia concorsuale deve essere letta in riferimento all’attuale contesto sovranazionale e alle sollecitazioni provenienti dall’Unione Europea, che da tempo promuove e incoraggia una revisione complessiva della materia concorsuale, volta al suo ammodernamento e armonizzazione a livello europeo.
L’Unione Europea è, infatti, particolarmente attenta alla disciplina dell’insolvenza, sul presupposto che l’applicazione, da parte degli Stati membri, di normative differenti in materia di ristrutturazione e insolvenza genera incertezza e disincentiva espansione e investimenti tra i Paesi, ostacolando così il libero flusso di capitali.
Il Codice si fonda su due obiettivi di concezione e respiro europeo.
Il primo obiettivo è quello che si propone di introdurre un nuovo approccio rispetto alla situazione di crisi, sul presupposto che solo intervenendo precocemente sui sintomi della crisi si possa efficacemente perseguire l’obiettivo del risanamento e della continuità dell’impresa, con salvaguardia dei posti di lavoro.
In tal senso l’articolo 1 della raccomandazione UE 2014/135 riporta l'obiettivo «di incoraggiare gli Stati membri a istituire un quadro giuridico che consenta la ristrutturazione efficace delle imprese sane in difficoltà finanziaria e di dare una seconda opportunità agli imprenditori onesti, promuovendo l'imprenditoria, gli investimenti e l’occupazione e contribuendo a ridurre gli ostacoli al buon funzionamento del mercato interno».
Il secondo obiettivo di stampo europeo, fortemente connesso al primo, è di un cambiamento culturale - tendenza già manifestatasi in altri ordinamenti europei (tra i quali Francia, Germania e Spagna), che porti al superamento del disvalore sociale e di discredito, anche personale, che storicamente si accompagna al fallimento.
La citata raccomandazione UE 2014/135 testualmente riporta: «Gli effetti del fallimento, in particolare la stigmatizzazione sociale, le conseguenze giuridiche e l'incapacità di far fronte ai propri debiti sono un forte deterrente per gli imprenditori che intendono avviare un'attività o ottenere una seconda opportunità».
Al contempo, la riforma, calata nell’attuale contesto politico, economico e sociale del nostro Paese, fa emergere chiaramente la volontà del legislatore di una gestione più trasparente dei rapporti di lavoro coinvolti nelle crisi d'impresa, con la finalità di salvaguardare l'attività aziendale.

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