Rapporti di lavoro

La specializzazione blocca il turn over tra anziani e giovani

di Matteo Prioschi


La sostituzione di un lavoratore anziano che va in pensione con l'assunzione di un giovane che entra in azienda non è un meccanismo “automatico”. Dipende da vari fattori, tra cui, in particolare, il grado di qualificazione di chi lascia il lavoro.

Un rapporto dell'Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro ha affrontato il tema del ricambio generazionale nel mondo del lavoro per verificare se favorire il pensionamento dei più anziani comporta l'ingresso di un maggior numero di giovani. Secondo alcune opinioni diffuse, a fronte di un determinato numero di uscite dal mercato del lavoro, si verificano dei nuovi ingressi, perché le aziende generano una determinata domanda di addetti che deve essere soddisfatta, e quindi se vengono meno gli anziani, si creano opportunità per i giovani.

In realtà, secondo il rapporto, nella pratica ciò non sempre avviene, anzi. Innanzitutto i numeri riferiti ai Paesi europei testimoniano che dove il grado di occupazione degli anziani è elevato, è alto anche quello dei giovani e viceversa. Fa eccezione l'Italia, in cui la percentuale dei primi che lavora è alta, mentre è bassa quella dei secondi. L'altro elemento da considerare è che spesso giovani e anziani non sono in concorrenza ma complementari, perché chi si affaccia al mercato del lavoro non ha maturato quelle competenze necessarie per sostituire in tempi rapidi i più esperti. «Le forze di lavoro di diversa età non sono omogenee per competene, esperienze, capacità e vocazioni» e in caso di pensionamento «più probabilmente si assumerebbero lavoratori adulti che hanno le stesse caratteristiche e skill di quelli che devono essere sostituiti».

Tuttavia alcuni provvedimenti normativi incidono sull'andamento dell'occupazione giovanile a prescindere da queste considerazioni. Ad esempio «l'analisi storica dell'occupazione dei giovani e degli adulti in età avanzata mostra che la riforma Fornero ha avuto un effetto negativo di durata sull'occupazione giovanile, dopo tre anni dalla riforma l'occupazione ha poi ripreso a crescere». Oltre a ciò si deve considerare la situazione economica e cioè se ci si trova in una fase di espansione o di contrazione.

A fronte di queste considerazioni, secondo il rapporto, l'intervento prioritario da effettuare è creare più lavoro per tutti piuttosto che sostituire gli anziani con i giovani. Operazione che comunque risulta più facile per figure quali camerieri, commessi e baristi, oppure le professioni esecutive d'ufficio e difficile, invece, per le professioni scientifiche, intellettuali e di elevata specializzazione. Peccato, però, che solo il 20% degli anziani pensionabili svolga lavori non qualificati e manuali e di conseguenza in generale la sostituzione con i giovani non è facile.

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