Rapporti di lavoro

I giuslavoristi: sviluppo tecnologico da governare

di Matteo Prioschi

Provare a governare l’evoluzione tecnologica più che subirla, cercando di coglierne le potenzialità positive e facendo attenzione agli effetti negativi che ne possono derivare. Gli avvocati giuslavoristi, nella giornata di apertura del Convegno nazionale Agi 2019 in corso di svolgimento a Verona, hanno affrontato il tema di come l’innovazione sta cambiando e cambierà la professione nel corso di una tavola rotonda che ha preso spunto dalla traduzione italiana del libro di Richard Susskind «L'avvocato di domani».

Finora, ha sottolineato Giovanni Malinconico coordinatore dell’Organismo congressuale forense, la professione ha avuto due approcci nei confronti dell’evoluzione tecnologica: uno di strenua resistenza al cambiamento, l’altro di adattamento. In entrambi i casi atteggiamenti passivi. «Pensare al giurista che nella migliore delle ipotesi si adatta all’innovazione è un controsenso, perché il giurista dovrebbe progettare il cambiamento, porre i paletti entro cui farlo sviluppare».

L’attività forense, comunque, non è rimasta impermeabile al cambiamento, e il processo telematico ne è un esempio. Tuttavia l’intelligenza artificiale apre nuovi orizzonti, con relative potenzialità e pericoli. Claudio Castelli, presidente della Corte d’appello di Brescia, ha sottolineato come oggi la circolazione e la condivisione delle informazioni sia molto ridotta e, per esempio, un giudice non sa cosa e come decide quello vicino. Recuperare la circolarità delle informazioni è un obiettivo da raggiungere, per migliorare la qualità più che puntare alla quantità delle decisioni. In questa prospettiva la creazione di banche dati di giurisprudenza è utile, ma occorre fare attenzione a come saranno alimentate perché i dati in esse contenute potranno influenzare le scelte degli avvocati. A questo riguardo vale la pena ricordare che a fine settembre il tribunale di Genova e la scuola superiore Sant’anna di Pisa hanno sottoscritto una convenzione per estrarre gli orientamenti giurisprudenziali in un determinato periodo.

Più cauto sulle conseguenze dell’impatto della tecnologia è Amedeo Santosuosso, già giudice del lavoro e ora docente nel corso Law, science and new technologies all’università di Pavia, secondo cui non si può ancora parlare di intelligenza artificiale e, più che affannarsi a regolamentare situazioni che ancora non si sono dispiegate pienamente, è meglio lasciarle sviluppare e poi regolare solo quanto strettamente necessario. E anche per Viviana Mascagni, professore associato all’università di Genova, l’intelligenza artificiale nasce non per sostituire l’uomo ma per aiutarlo, anche nell’ambito del diritto del lavoro.

Comunque della tecnologia non se ne può più fare a meno, come ha ricordato lo stesso Susskind in collegamento video. Se qualche anno fa poteva essere un’opportunità, ora è una necessità per continuare a essere competitivi sul mercato, dal punto di vista dei costi ma anche delle modalità con cui si offre un servizio. Quanto al futuro dei giuslavoristi italiani, da Susskind sono arrivate due considerazioni positive: la tecnologia non è off limits per i piccoli studi, in quanto ci sono valide soluzioni a basso costo, e non intacca la specializzazione, che quindi resta una strada da seguire.

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