Rapporti di lavoro

Udienze da remoto e più trattative per i lavoratori

di Aldo Bottini

Il futuro del lavoro è incerto: alle incognite legate alle tecnologie e all’automazione si aggiungono ora le conseguenze della recessione innescata dall’emergenza Covid. E proprio oggi lo Statuto dei lavoratori, promulgato il 20 maggio 1970, compie 50 anni, durante i quali molte delle disposizioni sono state modificate e aggiornate, alcune anche profondamente, dal legislatore e da ripetuti interventi della Corte Costituzionale. Articoli importanti come il 4 (controlli), il 13 (mansioni), il 18 (licenziamenti) e il 19 (rappresentanze sindacali) sono oggi molto diversi dal testo originario.

I giudizi sul merito delle norme statutarie e sui loro successivi aggiornamenti ovviamente non sono univoci. C’è chi pensa sia necessario ripristinare tutte le garanzie erose dalla flessibilità, estendendole anche ai “nuovi lavori”; e chi ritiene che per ripartire invece la flessibilità sarebbe ancor più necessaria, per la competitività delle imprese e per la crescita economica, e, alla fine, proprio per favorire l’occupazione.

Agi - Avvocati giuslavoristi italiani è abituata a convivere con la diversità delle idee e delle diagnosi (fra i 2mila giuslavoristi che ne fanno parte ci sono avvocati che assistono i lavoratori e altri che assistono le imprese). Per questo ha voluto organizzare un confronto per dare la parola ai giudici costituzionali di estrazione giuslavoristica, a magistrati, avvocati e professori protagonisti del mezzo secolo trascorso. Il confronto, anche duro, è sempre stato utile e non ha impedito il dialogo tra le parti sociali. Purtroppo ha subìto anche l’interferenza di atroci violenze: proprio oggi ricorre il 21° anniversario dell’omicidio di Massimo D’Antona, al quale avrebbe fatto seguito, due anni dopo, quello di Marco Biagi. Senza dimenticare che la violenza non aveva risparmiato, con il ferimento negli anni ’80, neppure Gino Giugni, il “padre” dello Statuto.

Nonostante ciò non si è mai persa la volontà di fare prevalere il confronto e il dialogo, che oggi costituiscono il tratto caratteristico della comunità dei giuslavoristi che si riconosce in Agi. Continuando con queste modalità, dal dibattito di oggi, e da quello in atto in questi giorni sul web e sui giornali, non ci aspettiamo solo un contributo di analisi, memoria e testimonianza, ma anche di proposte filtrate dall’esperienza, per affrontare il futuro in un momento assai difficile e anche inaspettato.

Gli avvocati giuslavoristi sono oggi, nell’emergenza Covid, attivamente impegnati su più fronti: attuazione dei protocolli di sicurezza, riorganizzazioni, smart working, procedure e accordi di cassa integrazione, gestione delle emergenze occupazionali, attuali e soprattutto future. Ma hanno una preoccupazione in più: la giustizia del lavoro che rischia la paralisi, fra arretrato congelato in questi mesi e nuovo contenzioso che si annuncia.

Possiamo discutere sulle regole, la legge, lo Statuto, la contrattazione; sulla loro efficacia e sostenibilità. Ma se poi serve l’intervento del giudice, e mancano le condizioni per arrivare presto alla definizione delle controversie , il clima può diventare esplosivo. Agi ha suggerito almeno due misure per fronteggiare la situazione. Una è all’interno del processo, con il potenziamento delle udienze da remoto, in tutti i casi in cui questo è possibile, per salvaguardare le caratteristiche di oralità e immediatezza del rito del lavoro, fino a quando sarà necessario non “affollare” gli uffici giudiziari.

L’altra proposta è utile a deflazionare il contenzioso, attraverso la negoziazione assistita dagli avvocati, già consentita in molti settori del diritto civile, ma ostinatamente e ingiustificatamente preclusa in materia di lavoro.

Gli accordi e le conciliazioni di lavoro, attualmente, sono valide solo se perfezionate in una sede sindacale, amministrativa o certificativa. Da marzo molte centinaia di conciliazioni sono congelate, per indisponibilità di queste tradizionali sedi conciliative. Tuttavia neppure nell’emergenza si vuole dare agli avvocati, che ne avrebbero gli strumenti, la possibilità di perfezionare validi accordi transattivi. Questa sfiducia, che appariva ingiusta e offensiva in passato, oggi appare del tutto incomprensibile e dannosa, sia per i lavoratori sia per le imprese.

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