Rapporti di lavoro

Il work life balance guida la scelta del posto di lavoro degli italiani

di Cristina Casadei

La pandemia ha cambiato molti aspetti del mondo del lavoro e, tra questi, anche l’employer branding. In molte organizzazioni è passato in secondo piano di fronte a temi come salute e sicurezza, organizzazione del lavoro e digitalizzazione, ma è emerso anche un diverso approccio dei lavoratori alle loro aziende. Come spiega Marco Ceresa, amministratore delegato di Randstad Italia, «le persone lavorano sempre più per una “cultura aziendale” e non soltanto per un’azienda, pertanto anche le imprese, come i candidati, devono ormai essere in grado di risultare attrattive se vogliono attirare personale di qualità, comunicando con trasparenza ed efficacia quali sono i propri valori e cosa significa lavorare nella propria realtà».

Secondo il Randstad employer brand 2020 gli italiani mettono al primo posto l’equilibrio fra vita professionale e privata: a dirlo è un lavoratore su due del campione formato da 6.300 persone tra i 18 e i 65 anni che lavorano nelle 150 aziende coinvolte dalla multinazionale del lavoro. Praticamente a pari merito c’è l’atmosfera di lavoro piacevole che raggiunge il 51% delle preferenze. La retribuzione e i benefit vengono al terzo posto con il 47%, seguiti dalla sicurezza del posto di lavoro e dalle opportunità di carriera (36%). Le priorità dei lavoratori italiani sono diverse da quelle delle 185mila persone di 33 paesi che mediamente dicono che al primo posto mettono retribuzioni e benefit, al secondo atmosfera di lavoro piacevole e sicurezza del posto. Il work life balance compare solo in quarta posizione.

A partire da questi risultati Ceresa sintetizza che per attrarre persone di qualità «è necessario comprendere le aspettative dei potenziali dipendenti e creare una strategia di employer branding che tenga conto delle loro esigenze e sia capace di offrire un buon equilibrio fra vita professionale e privata, un’atmosfera di lavoro piacevole e stipendi e benefit competitivi e adeguati al valore della forza lavoro».

Le età determinano differenze evidenti nelle priorità dei lavoratori. I giovani under 25, per esempio, cercano aziende che valorizzino l’inclusione e la diversità, oltre la metà dei millennials dà invece la priorità all’atmosfera di lavoro piacevole. Per chi ha tra 35 e 54 anni sono molto importanti retribuzioni e benefit. Gli over 55 badano invece prevalentemente alla solidità finanziaria dell’azienda.

Se la classifica viene fatta per settori, allora media, automotive, servizi informatici, industria aeronautica e largo consumo diventano i settori più attrattivi. Ma come cercano lavoro gli italiani? Ancora nel 2020 i contatti personali restano il canale più utilizzato per trovare un nuovo lavoro: a dirlo è il 29% del campione , contro il 38% di un anno fa. Le agenzie del lavoro vengono al terzo posto, mentre dal terzo in poi ci sono canali online e motori di ricerca. LinkedIn risulta il canale più usato: si trova al terzo posto ed è cresciuto di ben dieci punti rispetto al 2019. Cresce anche l’uso di siti web come Subito.it, Infojobs, Google e portali specializzati come Indeed e Jobs.com.

La motivazione che più di altre spinge i lavoratori a cambiare lavoro è quella emotiva: ne parlano quasi 7 lavoratori su 10, seppure con sfumature diverse. Uno su due non si sente più motivato, il 40% sente troppa distanza tra i propri valori e quelli aziendali, più di un terzo ha un cattivo rapporto con manager e colleghi. Poi c’è l’aspetto economico: il 53% di chi cambia lavoro cerca infatti uno stipendio più elevato, il 50% benefit più interessanti. Proprio su quest’ultimo aspetto, spesso c’è un disallineamento tra aspirazioni dei lavoratori e offerta delle aziende. I benefit più richiesti sono l’assistenza sanitaria, l’orario di lavoro flessibile, benefici supplementari per le vacanze, il rimborso totale e parziale delle spese di vi

aggio o mobilità, formazione interna e continua. L’età anche in questo caso fa la differenza: i millennial chiedono per lo più una vacanza aggiuntiva come benefit aziendale, i 35-54 enni aspirano a un piano mensa mentre i senior si orientano per lo più verso l’assistenza sanitaria.

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