Rapporti di lavoro

Contratti, Cig, licenziamenti: l’autunno caldo del lavoro

di Giorgio Pogliotti

Gli ingredienti per un “autunno caldo” ci sono tutti. Si pensi al record storico di marzo-aprile con 8,4 milioni di lavoratori posti in cassa integrazione, di cui circa 5 milioni in Cig a zero ore stimato dall’osservatorio Uil. E all’incremento delle domande di disoccupazione, balzate nel primo quadrimestre a quota 620mila (+15% sul 2019), con il rischio, secondo l’Ocse, di perdere oltre 1 milione di posti di lavoro entro fine anno (1,5 milioni in presenza di una seconda ondata di Covid).

In questo quadro un allarme è stato lanciato ieri dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, che considera «concreto» il rischio di tensioni sociali in autunno perché «a settembre-ottobre vedremo gli esiti di questo periodo di grave crisi economica. Vediamo negozi chiusi, cittadini che non hanno nemmeno la possibilità di provvedere ai propri bisogni quotidiani». Le due proroghe consecutive della cassa integrazione e del blocco dei licenziamenti hanno contribuito ad attenuare le tensioni sociali del lockdown, che rischiano però di essere solo rinviate di qualche mese, se si considera che un terzo delle imprese potrebbe chiudere i battenti entro l’anno, almeno stando alle previsioni dell’Istat. A ciò si aggiungano le tensioni legate ai rinnovi contrattuali, con 10,5 milioni di lavoratori del privato che hanno i contratti nazionali scaduti (in attesa di rinnovare il triennio 2020/2022) e 3,2 milioni di dipendenti nel pubblico con il Ccnl in gran parte fermo al triennio 2016/2018. Nel negoziato che interessa 1,5 milioni di metalmeccanici, in corso al Cnel, la richiesta di un incremento economico dell’8% (pari a circa 153 euro lordi di aumento dei minimi), avanzata da Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm è considerata «insostenibile» da Federmeccanica e Assistal. Strada in salita anche per il rinnovo che interessa i 400mila addetti del tessile: la piattaforma di Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil per il periodo 1° aprile 2020 - 31 marzo 2023 di incrementi di 115 euro medi. «La crisi legata all’emergenza Covid si è fatta sentire particolarmente nel settore dei servizi, soprattutto nel turismo – ragiona il presidente del Cnel, Tiziano Treu – , anche la manifattura sta ripartendo a fatica, il problema per molte aziende è riuscire a sopravvivere. La formazione per favorire l’occupabilità dovrebbe essere un tema centrale nei rinnovi contrattuali».

Interi settori vivono nell’incertezza: oltre sei alberghi e ristoranti su dieci rischiano la chiusura entro un anno mettendo in pericolo oltre 800mila posti di lavoro, secondo l’Istat. Ad alimentare il malcontento contribuiscono i ritardi nel pagamento della cassa integrazione. Nel comparto artigiano, denuncia Ivana Galli (Cgil) «700mila dipendenti di piccole e piccolissime imprese attendono ancora un ammortizzatore sociale a copertura totale dei mesi di aprile e maggio». Il ministero del Lavoro deve completare il trasferimento di 825 milioni per «assicurare a centinaia di migliaia di artigiani la cassa integrazione»,sostiene Dario Bruni, presidente del Fondo di solidarietà bilaterale dell’Artigianato «ne restano da erogare 517 per completare il pagamento delle prestazioni di aprile». Ma per maggio e giugno servono nuove risorse.

Senza trascurare l’impatto economico della Cig sulle tasche dei lavoratori, calcolato dall’osservatorio della Uil in 4,8 miliardi di euro. «Sono 569 euro procapite persi tra marzo e aprile», aggiunge Ivana Veronese (Uil), se «consideriamo i beneficiari in Cig a “zero ore” la mancata retribuzione corrisponde a 966 euro netti medi pro-capite».

La mappa dei contratti

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©