Rapporti di lavoro

Badanti dall’Est: servono posti per la quarantena Covid fuori dalle case degli anziani. Pressing dei datori domestici

Sono 347mila su 850mila i lavoratori domestici dall’Est Europa: c’è l’obbligo di quarantena Covid per chi torna da Bulgaria e Romania ma solo il Lazio ha previsto luoghi ad hoc. Per Assindatcolf occorrono anche linee guida nazionali

di Valentina Melis

Trovare un luogo per la quarantena delle badanti che arrivano da Paesi ad alta incidenza di contagi Covid-19 che sia diverso dalla casa della persona anziana assistita e arrivare a un quadro di procedure di prevenzione uniforme tra tutte le Regioni.
Sono le richieste che arrivano dai datori di lavoro domestico per evitare la diffusione di nuovi focolai di Covid-19 e l'esposizione a rischi della popolazione più fragile per età e per condizioni di salute.

L’obbligo della quarantena
L'ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza del 24 luglio ha disposto l'obbligo di sorveglianza sanitaria e di isolamento fiduciario per 14 giorni alle persone che rientrano in Italia dopo un soggiorno o un transito in Bulgaria o in Romania. «Ma la famiglia non può farsi carico in casa del periodo di isolamento fiduciario del lavoratore», spiega Teresa Benvenuto, segretaria nazionale di Assindatcolf, associazione nazionale dei datori di lavoro domestico. «La famiglia datore di lavoro domestico - continua - può farsi carico della mancata prestazione lavorativa della badante e si fa carico per legge di retribuire il lavoratore per il periodo della quarantena, che è equiparato alla malattia».

Metà dei domestici viene dall’Est Europa
L'incidenza dei lavoratori dall'Est europeo è particolarmente rilevante in ambito domestico: il 70% dei lavoratori del settore sono stranieri, e sono originari dell'Est Europa 347 mila domestici su 850 mila. Il 60% degli stranieri originari dell'Est Europa è dedito all'attività di badante e spesso anche in regime di convivenza, quindi a strettissimo contatto con anziani, disabili e malati.

Regioni in ordine sparso
Al momento, la Regione Lazio ha previsto, nell'ordinanza del Presidente del 28 luglio 2020 (n. Z00055), che nei casi in cui il lavoratore o la lavoratrice proveniente da Bulgaria, Romani e Ucraina non possa trascorrere il periodo di sorveglianza presso l'abitazione indicata come sua dimora, la Asl informa la Protezione civile regionale che, in coordinamento con la Protezione civile nazionale, «determina le modalità e il luogo dove svolgere la sorveglianza sanitaria e l'isolamento fiduciario, applicando le disposizioni di cui all'articolo 4, coma 4 del Dpcm 11 giugno 2020». Un luogo alternativo dove trascorrere la quarantena, dunque, sarà trovato dalla Regione. La stessa ordinanza prevede l’effettuazione su base volontaria di test sierologici alle stazioni di arrivo dei bus dei lavoratori provenienti da Bulgaria, Romani e Ucraina (e in caso di positività, l’effettuazione del tampone).

Assindatcolf propone la previsione di residenze extra abitative per tutti i lavoratori domestici conviventi o, più in generale, un sistema di accoglienza adatto e che tenga conto delle specificità del comparto.

La Regione Veneto, nell'ordinanza 64 del del 6 luglio 2020 prevede l'obbligatorietà del tampone per i lavoratori che rientrano da una serie di Paesi a rischio (ma è stata esclusa la Romania, Paese Ue). Il (doppio) tampone è effettuato a spese della Regione.

L'adozione di linee guida valide su tutto il territorio nazionale, data anche la proroga dello stato di emergenza sino al 15 ottobre - e fatta salva comunque l’autonomia delle Regioni - potrebbe rappresentare un vantaggio per le famiglie datrici di lavoro domestico.

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