Rapporti di lavoro

Lavoratori stagionali, la Commissione Europea chiede agli stati membri un'azione ispettiva più intensa

di Mario Gallo

L'impiego dei lavoratori stagionali costituisce in molti settori economici, da sempre, il canale principale per consentire lo svolgimento delle attività produttive ma pone, invero, anche numerose criticità tra cui il rischio concreto di un allentamento delle tutele, a causa della marcata precarietà dei rapporti di lavoro.

Per tale motivo e in considerazione anche dell'attuale emergenza determinata dalla Sars-Cov2, la Commissione europea ha pubblicato la comunicazione 16 luglio 2020, numero C (2020) 4813, recante "Orientamenti relativi ai lavoratori stagionali nell'Ue nel contesto della pandemia Covid-19".

Va ricordato che la Commissione ha tra le sue funzioni istituzionali quella di vigilare sull'applicazione della disciplina comunitaria e, considerato anche l'attuale periodo dell'anno, con tale provvedimento ha espressamente sollecitato gli Stati membri a rafforzare le ispezioni in tale ambito.

La natura temporanea di tali rapporti, infatti, rende i lavoratori stagionali maggiormente esposti a condizioni di vita e di lavoro precarie e la "pandemia di Covid-19 ha reso più visibili queste condizioni e le ha talvolta aggravate. Ha anche mostrato che questi problemi possono in alcuni casi portare a un'ulteriore diffusione di malattie infettive e aumentare il rischio di cluster di Covid-19".

Per tale ragione, quindi, sono state richiamate una serie di misure urgenti che, per altro, seguono di poco la risoluzione del Parlamento europeo del 19 giugno 2020, relativa ai lavoratori frontalieri e stagionali, con l'obiettivo di assicurare la necessaria tutela sia dei lavoratori stagionali che sono cittadini dell'Ue, sia dei lavoratori stagionali nell'Ue che sono cittadini di Paesi terzi.

Sotto tale profilo la Commissione ha ricordato, in primo luogo, il rispetto dei principi di libera circolazione dei lavoratori, sancito dall'articolo 45 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, e quello di parità di trattamento e di non discriminazione.

Precarietà e salute e sicurezza sul lavoro
Proprio su quest'ultimo principio la Commissione si è soffermata maggiormente, con una particolare attenzione alla salute e la sicurezza sul lavoro; nel ricordare, infatti, che anche i lavoratori stagionali rientrano tra i soggetti beneficiari delle tutele della direttiva quadro 89/391/Ce, trasfusa nell'ordinamento italiano prima con il Dlgs 626/1994 e ora attuata attraverso il Dlgs 81/2008, la Commissione ha sollecitato gli Stati membri a svolgere un'azione di sensibilizzazione nei confronti dei datori di lavoro sugli obblighi in materia che devono essere adempiuti anche nei confronti di tale categoria di lavoratori (valutazione dei rischi, informazione, formazione, addestramento, sorveglianza sanitaria, fornitura dei Dpi, eccetera).

Sotto tale profilo molto apertamente viene anche sottolineata la necessità di maggiori controlli, soprattutto nei confronti delle micro e piccole imprese, anche per quanto riguarda il rispetto delle misure anti Covid-19 e delle condizioni di lavoro .

È innegabile infatti che, almeno per quanto riguarda l'esperienza italiana, in alcuni settori come l'agricoltura si tratta di una vera e propria piaga, che si ripresenta puntualmente a ogni inizio estate, ma quest'anno, tuttavia, appare ancora più drammatica in quanto la pandemia sta facendo emergere in non pochi casi anche l'incapacità – o, delle volte, la mancanza di volontà – di alcuni datori di lavoro nel definire e gestire le misure, con il risultato che emerge il pericolo concreto che proprio nei contesti aziendali di micro e piccole dimensioni, caratterizzati dal forte impiego di lavoro stagionale, possano determinarsi non solo le condizioni di maggior accadimento infortunistico ma anche di contagio dal nuovo coronavirus.

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