Rapporti di lavoro

Nella Pa 52mila assunzioni Vince la scuola con il 60%

di Eugenio Bruno

La manovra 2021 si annuncia doppiamente generosa per la Pa. Oltre ai 400 milioni aggiuntivi per il rinnovo del contratto - che porta la dote a 3,7 miliardi e si traduce in aumento medio di 109 euro lordi per ogni statale (su cui si veda Il Sole 24 Ore del 19 novembre) - la legge di bilancio partorita lunedì scorso dal Consiglio dei ministri e inviata in Parlamento per il varo entro il 31 dicembre porta in dote 52mila nuove assunzioni negli uffici pubblici. Gran parte delle quali a tempo indeterminato. In testa troviamo la scuola con il 60% degli ingressi preventivati tra prof di sostegno, maestre d’asilo e ed ex Lsu. Ma un occhio di riguardo, com’è inevitabile che sia in epoca di pandemia globale, lo ottiene anche la sanità che porta a casa quasi 37mila proroghe di contratti a tempo determinato. Numeri importanti, specie se paragonati alla crisi occupazionale e di fatturato che a causa del Covid-19 e delle misure emergenziali del governo sta colpendo ampie fasce del lavoro privato. Eppure giudicati insufficienti dai sindacati che invocano più risorse e confermano lo sciopero del 9 dicembre.

In arrivo 25mila insegnanti di sostegno
In totale la legge di bilancio per il 2021 prevede 52.121 nuovi ingressi nelle Pa centrali e locali svincolati (e aggiuntivi) rispetto al turnover ordinario. In gran parte dei casi attingengendo a un fondo ad hoc da 35 milioni che salirà gradatamente fino ai 315, a regime, del 2033. Il primato, come detto, va all’istruzione, con oltre 31mila immissioni e stabilizzazioni in rampa di lancio. Il contingente (25mila) più ampio riguarda gli insegnanti di sostegno. Grazie a un finanziamento specifico che parte da 60 milioni l’anno prossimo e sale via via fino a superare il miliardo nel 2028, tra costi delle 25mila immissioni in ruolo e attribuzione della card formazione da 500 euro a ognuno dei neoassunti. Non tutti avranno una cattedra però già a settembre. Nel 2021/22 ne entreranno in ruolo solo 5mila; altri 11mila nel 2022/23 e gli ultimi 9mila nel 2023/24.

Chissà se basteranno a evitare il ripetersi dello stesso copione di quest’anno con molti posti ancora scoperti a metà novembre. In una misura che la stessa relazione tecnica al Ddl ci aiuta quantificare: su 172mila posti complessivi incluse le deroghe al 22 ottobre ne risultavano assegnati 152mila. In ballo a quella data, dunque, ce ne sarebbero ancora 20mila e la situazione attuale potrebbe non essere molto diversa vista l’atavica carenza di prof per l’assistenza agli studenti con disabilità. Completano il conto delle assunzioni nella scuola i 1.000 assistenti di laboratorio attesi alla primaria e alle medie, le 1.000 maestre d’asilo e i 4.530 ex Lsu che verranno adesso stabilizzati come collaboratori scolastici.

Gli altri concorsi in programma
Ammesso di riuscire a svolgere i concorsi in programma nel 2021, molti volti nuovi sono attesi anche negli uffici giudiziari. Non tanto i 330 magistrati che prenderanno servizio, quanto i 3.300 addetti amministrativi che rimpolperanno gli organici a partire dal 2023 (mentre per 1.080 contratti a tempo determinato dovrebbe esserci spazio già quest’anno). A cui vanno aggiunti i 200 dipendenti in predicato di finire al dipartimento penitenziario e gli 80 alla giustizia minorile. Corposo è anche il ricambio in agenda per le forze dell’ordine, considerando i 600 poliziotti, i 700 carabinieri (più 38 operai esperti di ambiente), i 1.300 finanzieri e 1.935 agenti penitenziari citati dal Ddl. Ma spulciando i 229 articoli della manovra si trova un po’ di tutto: dai 2.800 contratti a tempo determinato che potranno essere stipulati da tutte le Pa che gestiscono fondi europei ai 189 medici Inps; dai 750 vigili del fuoco ai 50 impiegati dell’Agenzia delle entrate, dai 140 ingressi all’Agea ai 21 dell’Agenzia giovani, fino ai 250 nuovi Cococo che si aggiungeranno ai 500 già in servizio presso le soprintendenze ai beni culturali.

Le proroghe nella sanità
Un discorso a parte lo merita la sanità. All’apparenza sottovalutata sul fronte delle nuove assunzioni, visto che può contare solo su 4.200 specializzandi e 45 dirigenti aggiuntivi, la salute incassa però la proroga per tutto il 2021 delle 36.635 (di cui 7.650 medici e 16.570 infermieri) specialità immesse negli organici nei mesi scorsi per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Un atto quasi dovuto vista la pressione che il Covid-19 continua a mettere sulle nostre strutture ospedaliere e non.

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