Rapporti di lavoro

Professioni, numeri in crescita ma sempre meno giovani

di Maria Carla De Cesari

Quasi 200 pagine di reportage: il quinto Rapporto sulle libere professioni elaborato da Confprofessioni documenta e testimonia con la forza dei numeri «la rivoluzione silenziosa» che tra il 2009 e il 2019 ha stravolto il mondo del lavoro indipendente e professionale.

Il Rapporto – che verrà presentato oggi nel corso di un webinar (canali social di Confprofessioni) – precisa che nel decennio si sono persi oltre 730mila posti tra gli autonomi – artigiani, commercianti, coltivatori – mentre gli abilitati ed esercenti una libera professione sono aumentati di circa 290mila unità.

Parrebbe una notizia in chiaroscuro. Eppure, non c’è da gioire o da stare tranquilli neppure di fronte al numero positivo di quanti scelgono di dedicarsi a una professione intellettuale, per cui occorre l’abilitazione e l’iscrizione all’Albo. Perché i dati, messi in fila dal sociologo Paolo Feltrin e dal ricercatore Dario Dolce, anche in questo caso parlano di generazioni «perdute»: i professionisti under 40 sono sempre meno, mentre aumenta la platea degli over 45. Segno che il lavoro di studio diventa una scelta effettuata in età adulta, dopo altre esperienze lavorative, in molti casi un ripiego.

Confprofessioni, la confederazione dei sindacati dei lavoratori intellettuali iscritti a un Ordine e a una Cassa privata, da tempo ha esteso la riflessione sull’intero mondo del lavoro autonomo e, negli ultimi anni, ha spesso praticato alleanze con l’universo delle partite Iva senza Albo. Nella convinzione che ci sia un minimo comun denominatore di interventi per valorizzare gli autonomi che si fanno forza soprattutto delle competenze.

«Purtroppo – dice Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni – la politica non ha saputo raccogliere l’allarme così da mettere in atto interventi capaci di valorizzare competenze e creatività».

L’emorragia nel mondo del lavoro autonono è stata, se possibile, aggravata dall’emergenza Covid. Nei primi sei mesi del 2020 i professionisti sono diminuiti di circa 30mila unità (contro 170mila autonomi). Per la prima volta il Rapporto copre 18 mesi, il 2019 e il primo semestre 2020, con alcune proiezioni anche sulla seconda parte dell’anno. «Il Rapporto – dice Stella – vuole essere un appello perché la politica ritorni a esercitare un ruolo progettuale. Noi offriamo un robusto tessuto cognitivo su cui innestare politiche sociali e del lavoro».

Nel decennio, i professionisti aumentano soprattutto nella classe degli over 44 anni e si ingrossano le fila dei pensionati che continuano a esercitare l’attività. Quanto alle specializzazioni crescono i professionisti della sanità e dell’assistenza, mentre calano quanti sono impegnati nelle aree amministrativa e tecnica. I professionisti iscritti alle Casse – in media – hanno un reddito in leggero aumento (4%, sempre nel decennio considerato), mentre in negativo è il bilancio degli iscritti alla Gestione separata Inps (-10%).

La pandemia lascia, però, anche un seme positivo. Hanno infatti riguadagnato agibilità e valore le associazioni di rappresentanza. Stella parla di «filiera contro l’emergenza», per le azioni di welfare e per il dialogo con le autorità, che ha consentito di mantenere aperte attività e studi. Il sistema bilaterale di Confprofessioni ha messo in campo circa 30 milioni: 3 per lo smart working; 10,5 per il il sostegno al reddito; 3 per i test sierologici e le diarie da ricovero, 15 per la garanzia fidi. «La nostra esperienza – conclude Stella – può essere un punto di partenza per la politica. Non si possono sprecare altre occasioni, soprattutto in vista del Recovery fund».

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