Rapporti di lavoro

Vaccini in azienda: tre opzioni in campo. Rush finale per l’accordo

di Giorgio Pogliotti

Un modello che poggia su tre differenti modalità organizzative per assicurare le vaccinazioni in tutti i luoghi di lavoro, anche nelle Pmi. Dalla vaccinazione diretta in azienda, al ricorso a strutture sanitarie private attraverso lo strumento delle convenzioni, o a strutture territoriali dell’Inail.

Il documento che fissa le linee guida con i requisiti minimi per effettuare la campagna vaccinale in azienda presentato dal governo alle parti sociali stabilisce alcuni principi cornice nazionali, come le adesioni su base volontaria dei lavoratori, i costi (la proposta del governo è di porli a carico del datore di lavoro, fatta eccezione per la fornitura dei vaccini, i dispositivi di somministrazione come le siringhe e la formazione degli operatori che sono a carico dei servizi sanitari regionali). È previsto che il medico competente (nelle aziende che ne sono provviste) fornisca le informazioni su vantaggi e rischi della vaccinazione ai lavoratori, acquisisca il consenso informato, si occupi di eseguire un triage preventivo, e della registrazione, dopodiché la somministrazione del vaccino sarà affidata a operatori sanitari con adeguata formazione. Tutto questo è contenuto nella bozza oggetto di confronto fino a tarda sera, ieri tra governo, aziende e sindacati. «Non mi alzerò dal tavolo fino alla chiusura», ha avvertito il ministro del Lavoro, Andrea Orlando all’avvio del tavolo nel primo pomeriggio, «sarebbe un bel segnale, se le parti sociali sottoscriveranno le linee guida sulle vaccinazioni nei luoghi di lavoro e l’aggiornamento del protocollo con le misure di contrasto all’epidemia» firmato a marzo e aprile del 2020. Il fattore tempo è essenziale anche per il ministro della Salute, Roberto Speranza, perché «occorrerà organizzare una campagna di comunicazione ed organizzarsi per essere pronti a partire non appena vi sarà una disponibilità più ampia di vaccini».

Oggetto del confronto con le parti sociali è stato anche l’aggiornamento del protocollo sulla sicurezza, che considera il lavoro agile o da remoto un «utile e modulabile strumento di prevenzione» da contagio Covid nei luoghi di lavoro, e indica il ricorso agli ammortizzatori sociali, o alle ferie come alternative al lavoro in presenza. Anche nella fase di progressiva ripresa delle attività, continua ad essere favorito il ricorso al lavoro agile e da remoto, sempre in chiave di prevenzione dal rischio contagi, ma il datore di lavoro dovrà garantire adeguate condizioni di supporto al lavoratore (assistenza nell’uso delle apparecchiature, modulazione dei tempi di lavoro e delle pause).

La bozza prevede anche che al chiuso o all’aperto, nonché in caso di condivisione di spazi comuni - qualora il lavoro imponga di lavorare a distanza interpersonale minore di un metro e non siano possibili altre soluzioni organizzative - è obbligatorio l’uso delle mascherine chirurgiche o di dispositivi di protezione individuale di livello superiore. Altra indicazione: bisogna assicurare un piano di turnazione dei lavoratori dipendenti dedicati alla produzione con l’obiettivo di diminuire al massimo i contatti.

In merito alle trasferte e ai viaggi di lavoro nazionali ed internazionali, secondo la bozza consegnata alle parti sociali è opportuno che il datore di lavoro, in collaborazione con il medico competente, valuti il rischio anche considerando l’andamento epidemiologico delle sedi di destinazione, facendo riferimento anche a siti istituzionali(https://viaggiaresicuri.it). Sono sospesi tutti gli eventi interni e ogni attività di formazione in modalità in aula, anche obbligatoria, con alcune deroghe (sono consentiti in presenza gli esami di qualifica dei percorsi di Iefp, nonché la formazione in azienda per i dipendenti ).

Non sono consentite le riunioni in presenza, a meno che non vi sia un motivo di necessità e urgenza; se è impossibile il collegamento a distanza, dovrà essere ridotta al minimo la partecipazione, garantiti il distanziamento interpersonale, l’uso della mascherina chirurgica (o dispositivi di protezione individuale di livello superiore) e un’adeguata areazione del locale.

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