Rapporti di lavoro

Per il codice appalti semplificazione forte (ma senza sospensione)

di Giorgio Santilli

Una semplificazione forte, ma niente sospensione per il codice appalti. Questa è la strada che sta prendendo la riforma delle regole per i contratti pubblici in vista del Recovery Plan, almeno stando alle prime bozze delle proposte che sta mettendo a punto la commissione insediata dal ministro per le Infrastrutture e la mobilità sostenibili, Enrico Giovannini. Della commissione fanno parte anche rappresentanti del ministero della Funzione pubblica, dell’Autorità anticorruzione (Anac), del Consiglio di stato e della Corte dei conti.

La proposta più rilevante - oltre a quella già anticipata dal Sole 24 Ore il 3 aprile di una commissione unica centralizzata per l’approvazione di tutti i pareri e le autorizzazioni necessari per avviare un’opera rientrante nel Pnrr - è l’appalto integrato affidato sulla base del solo progetto di fattibilità. L’appalto integrato mette nelle mani della stessa impresa o raggruppamento sia la progettazione sia la realizzazione dei lavori. Se passasse la modifica circolata in bozza, oltre alla progettazione esecutiva consentita finora, l’appaltatore farebbe anche la progettazione definitiva, che sarebbe presentata in sede di gara. In questo modo l’appaltatore avrebbe il pieno controllo di tempi e costi dell’opera fin dai primi elaborati progettuali.

Per limitare i rischi di sforamento dei costi, in una successiva proposta viene previsto che solo in casi particolari e comunque dopo un attento vaglio del Rup (responsabile unico del procedimento) sarà possibile un aumento dell’importo contrattuale.

Un altro passaggio che emerge dalle prime carte, per accelerare la fase di gara, è la «inversione procedimentale» che consentirebbe alle stazioni appaltanti di esaminare le offerte prima della verifica dei requisiti di idoneità degli offerenti.

Sempre con l’obiettivo di accelerare si confermerebbero a regime alcune norme operative transitoriamente del decreto sbloccantieri del 2019 e del decreto semplificazioni del 2020. In particolare, l’affidamento di attività di manutenzione ordinaria e straordinaria senza progetto esecutivo e l’affidamento diretto di lavori fino alla soglia di 150mila euro. Per la soglia da 150mila euro fino a un milione si procederebbe con procedura negoziata con cinque operatori e da uno a cinque milioni con procedura negoziata con dieci operatori (e no quindici come previsto dal Dl 76/2020). Si alzerebbero anche le soglie per affidamenti diretti di servizi e forniture fino a 139mila euro e per le procedure negoziate a 239mila euro.

Per quello che riguarda le cosiddette «infrastrutture sociali» (scuole, università, residenze sanitarie o assistenziali, ostelli, residenze per studenti, strutture sportive di quartiere, edilizia residenziale pubblica) sarebbe sempre possibile l’approvazione tramite Scia.

Abbozzata anche una procedura straordinaria in caso di «gravi irregolarità o deviazioni da obiettivi, procedure o tempi di attuazione stabiliti da norme nazionali o comunitarie o da direttive dell’organo esecutivo». Nelle bozze circolate si attribuisce alla Corte dei conti il potere di fissare un termine adeguato entro il quale l’amministrazione dovrà adottare misure «volte al superamento delle criticità rilevate». Nel caso la criticità persista, segnalazione alla commissione Ue e nomina di un commissario ad acta.

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