Rapporti di lavoro

Green pass nei luoghi di lavoro: priorità a mansioni e sicurezza

Italia, Francia e Germania hanno già previsto l’obbligo del certificato verde o del vaccino anti-Covid per molte categorie. Introdotti meno vincoli in Olanda, Belgio e Gran Bretagna

di Valentina Melis e Serena Uccello

L’obbligo di vaccino anti-Covid e il green pass avanzano nel mondo del lavoro. Categoria dopo categoria, luogo dopo luogo (dalle scuole alle mense aziendali), il messaggio che arriva dal Governo, anche attraverso le parole del presidente del Consiglio Mario Draghi, e dopo l’approvazione del decreto- legge del 9 settembre, è chiaro: si va verso un allargamento dell’obbligo vaccinale e dell’applicazione del certificato verde (rilasciato anche a chi è guarito dal Covid negli ultimi sei mesi o ha fatto un tampone risultato negativo nelle ultime 48 ore).

L’ultimo allargamento

Gli ultimi in ordine di tempo a essere coinvolti dalle nuove misure sono coloro che accedono alle scuole e alle università per pulizie, mense, manutenzione o altro (genitori compresi), che dovranno avere il green pass.

Tutti coloro che lavorano nelle Rsa - compresi gli esterni - invece, dal 10 ottobre dovranno vaccinarsi, pena la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione, in linea con quanto già previsto per il personale sanitario.

Soddisfatte le associazioni dei gestori delle strutture sociosanitarie e assistenziali (Uneba, Agespi, Aris e Anaste), che da marzo 2021 chiedevano al Governo questo intervento. «Nelle Rsa - spiega Franco Massi, presidente di Uneba - non opera solo personale sanitario. È importante aver esteso l’obbligo vaccinale agli animatori, ai fisioterapisti, a tutti coloro che assistono gli ospiti nell’igiene, nell’alimentazione e nella movimentazione».

Il confronto con l’estero

L’Italia ha già adottato prescrizioni obbligatorie per oltre 3,4 milioni di lavoratori, e i prossimi a essere coinvolti potrebbero essere i dipendenti della Pa. Obblighi diffusi, dunque, anche nel confronto con altri Paesi europei.

Un’indagine condotta dal Sole 24 Ore del Lunedì con la collaborazione degli studi legali internazionali Baker McKenzie e Littler Italia rivela le linee adottate oltre confine.

«L’obbligo alla vaccinazione anti-Covid per tutti i cittadini - spiega l’avvocato Carlo Majer, di Littler - esiste solo in quattro Paesi: Indonesia, Turkmenistan, Micronesia e Tagikistan. Nel resto del mondo questo obbligo ancora non c’è. Ci sono Paesi, poi, che non lo prevedono neanche per alcuni settori sensibili».

Se Francia e Germania hanno prescrizioni simili a quelle italiane (si veda la grafica a fianco), ci sono Paesi come Olanda, Belgio e Regno Unito dove la richiesta del green pass in ambito lavorativo o l’acquisizione di informazioni sulla salute del lavoratore non sono previste, o sono limitate a particolari motivi di sicurezza (ad esempio nel caso di contagi in azienda). In Austria chi lavora a contatto con il pubblico, può addirittura scegliere se esibire la prova dell’avvenuta vaccinazione, o un tampone negativo o usare semplicemente la mascherina.

«Salvo alcune eccezioni - fa notare Massimiliano Biolchini, responsabile dell’area giuslavoristica per l’Italia di Baker McKenzie - il luogo di lavoro è ancora “sacro” nella maggior parte dei Paesi europei. È un luogo dove la previsione di obblighi vaccinali o di green pass va a impattare sui diritti individuali e sulle relazioni sindacali. In Italia, ad esempio, l’estensione del green pass alle aziende private porrebbe problemi più consistenti che nel settore pubblico, coinvolgendo anche la responsabilità del datore di lavoro, ed estendendosi a tutta la popolazione produttiva italiana».

Se si considerano gli approcci degli altri Paesi, emergono alcune linee condivise. La prima: l’assenza di punti di riferimento normativi precedenti e di conseguenza il ricorso da parte degli Stati a una normativa di emergenza (gli obblighi di vaccinazione o di green pass ad esempio in Italia scadono il 31 dicembre).

Il secondo aspetto, che idealmente deriva dal primo, è il confronto tra aziende e sindacati che si è sviluppato, in tutti i Paesi, per aspetti diversi legati alla pandemia, primo fra tutti la sicurezza dei luoghi di lavoro.

In alcuni Stati il confronto si è tradotto semplicemente nella fornitura di informazioni, in altri in vere e proprie concertazioni, soprattutto nei Paesi che hanno previsto l’erogazione di incentivi alla vaccinazione per i lavoratori. Come ad esempio nel caso dell’Austria e della Svezia.

«Di fatto, dinanzi a un quadro incerto – spiega l’avvocato Edgardo Ratti di Littler Italia – per le aziende la condivisione è stato finora un percorso necessario. Davanti cioè all’incertezza normativa, l’appoggio del sindacato ha rappresentato un passaggio necessario per operare in sicurezza». Da questo punto di vista, l’introduzione del green pass su larga scala per accedere ai luoghi di lavoro privati, porrebbe l’esigenza di calare l’obbligo nelle singole realtà aziendali. In generale, poi, in tutti i Paesi dell’area Ue è necessario raccordarsi con le disposizioni sulla privacy previste dal Gdpr, in base alle quali non sarebbe consentito ai datori accedere alle informazioni sullo stato vaccinale dei lavoratori.

ITALIA

Obblighi mirati per categorie o luoghi

Fino al 31 dicembre 2021:

Green pass obbligatorio per il personale scolastico, universitario e degli Its, e per tutti i lavoratori che accedono a una mensa aziendale. Green pass richiesto anche agli addetti (esterni) alle mense scolastiche e universitarie, e ai lavoratori delle ditte di pulizia e manutenzione delle scuole. Obbligo di vaccino, invece, per chi esercita professioni sanitarie, per gli operatori di interesse sanitario e (dal 10 ottobre) per il personale amministrativo e addetto a pasti e pulizie nelle Rsa.

AUSTRIA

Doppia via per pubblico e privato

Il datore privato non può chiedere il green pass o la prova dell’avvenuta vaccinazione a nessuna categoria di lavoratori. I lavoratori che abbiano contatto diretto con il pubblico possono scegliere se fornire la prova dell’avvenuta vaccinazione, presentare un test negativo o indossare la mascherina. I dipendenti delle strutture pubbliche di assistenza sanitaria e socio-assistenziale devono invece provare l’avvenuta vaccinazione, la guarigione dal Covid, o avere un test negativo.

BELGIO

Nessun obbligo generale

Il medico aziendale può chiedere prova dell’avvenuta vaccinazione o della negatività al Covid-19 nel caso in cui il lavoratore mostri sintomi di infezione e sia sottoposto a visita o ci sia il fondato dubbio che un altro dipendente positivo al virus abbia determinato un contagio. In generale, vige il divieto di chiedere ai dipendenti pubblici informazioni sullo stato vaccinale. Sono ammesse eccezioni per coloro che lavorano in settori particolarmente esposti al rischio, quali gli ospedali.

FRANCIA

Eccezione per le forze di polizia

Green pass obbligatorio per i lavoratori dei settori più esposti al contatto con il pubblico (musei, cinema, ristorazione, trasporto a lunga percorrenza, strutture sanitarie). Obbligo di vaccinazione per i lavoratori a contatto con soggetti vulnerabili (medici, staff paramedico). Nel pubblico valgono le stesse regole in base ai settori, ma ci sono eccezioni: ad esempio, gli agenti di polizia o dogane impiegati in operazioni di controllo non sono tenuti a presentare il green pass, anche dove è richiesto.

GERMANIA

Obbligo in asili, scuole e case di cura

Il 7 settembre il Parlamento tedesco ha approvato una norma che consente ad asili, scuole e case di cura di chiedere ai propri dipendenti la prova dell’avvenuta vaccinazione, sino alla fine dell’emergenza sanitaria. Al di là di questi settori, il dibattito sulla possibilità di chiedere ai lavoratori informazioni sul loro status vaccinale è piuttosto acceso in Germania. I datori di lavoro possono concedere incentivi alla vaccinazione, sotto forma di speciali pagamenti, vouchers o giorni di ferie.

OLANDA

Nessun obbligo in vigore

Al momento, non è possibile chiedere il green pass o la prova dell’avvenuta vaccinazione a nessuna categoria di lavoratori. Il ministero della Salute ha annunciato di voler discutere con le parti sociali ulteriori possibili misure di prevenzione dal contagio: nell’ambito di tale confronto, è possibile che siano introdotti obblighi vaccinali o di esibizione del green pass. Non essendoci obblighi di fornire informazioni sullo status vaccinale, non sono previste conseguenze per chi si rifiuta.

SPAGNA

Informazioni solo per prevenzione

In astratto, i datori di lavoro possono chiederei ai propri dipendenti informazioni sullo status vaccinale solo nel caso in cui ciò sia ritenuta una misura di prevenzione necessaria per salvaguardare la salute e la sicurezza sul lavoro, in base a comprovate ragioni tecniche specificamente connesse all’attività lavorativa. In pratica, la maggior parte dei datori di lavoro non ricorre a questa possibilità.

SVIZZERA

Green pass in base alle regole sulla sicurezza

Dal 13 settembre 2021 e fino al 24 gennaio 2022, i datori di lavoro potranno chiedere l’esibizione del green pass se è previsto dalle misure di sicurezza adottate sul luogo di lavoro. Inoltre, le imprese potranno garantire ai dipendenti un accesso agevolato al tampone, informandoli regolarmente sui vantaggi dello screening. In questo caso, i lavoratori dovranno poter effettuare il test almeno una volta alla settimana.

REGNO UNITO

Obbligo solo nell’assistenza domiciliare

Dal 1° novembre 2021, obbligo di vaccino anti-Covid per gli addetti all’assistenza domiciliare, salvo non vi siano ragioni cliniche che lo impediscano. Il Governo inglese ha annunciato di voler valutare l’estensione di quest’obbligo a tutto il settore sanitario e socio-assistenziale. Quanto al green pass, la regolamentazione oggi in vigore ne esclude espressamente l’impiego a fini lavorativi. Nella prassi, è ritenuto accettabile chiedere ai dipendenti di fare un tampone per accedere al luogo di lavoro.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©