Rapporti di lavoro

Green pass e imprese, niente vincolo di 48 ore Rischio caos tamponi

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Cancellato il termine temporale di 48 ore per la richiesta anticipata del Green pass: il datore di lavoro potrà chiedere la certificazione verde al lavoratore con un preavviso necessario a soddisfare le esigenze organizzative. Si lavora per consentire di operare ai lavoratori ai quali è stato somministrato un vaccino non riconosciuto dall’Ema. Per gli esentati dal vaccino, oltre alla certificazione cartacea già prevista, il ministero della Salute sta predisponendo un nuovo modello di Green pass con un apposito “QR code” che verrà letto dalla App con la stessa modalità dei Green pass “ordinari”, valido sul territorio nazionale. Il problema della mancata copertura economica del periodo di quarantena, verrà risolto con il Decreto fiscale di prossima emanazione (si coprirà il pregresso e tutto il periodo fino al 31 dicembre, termine oggi previsto dello stato di emergenza).

Sono alcune delle risposte date dai tecnici del ministero del Lavoro e della Salute ai rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil nell’incontro che si è svolto ieri mattina al dicastero di Via Veneto (alcune, come la cancellazione del termine di 48 ore, recepite ieri stesso nella versione finale del Dpcm). I sindacati hanno espresso preoccupazione, per l’impatto che avrà l’avvio da domani del Green pass obbligatorio considerando che ci sono 2,5 milioni di lavoratori non vaccinati (di questi oltre 2,2 milioni lavorano nel privato). In questo scenario, questa mattina i leader di Cgil, Cisl e Uil sono stati convocati a palazzo Chigi dal premier Mario Draghi, per parlare di sicurezza sul lavoro. «Abbiamo manifestato ai due ministeri la preoccupazione che le sole farmacie non siano in grado di reggere la necessità di fare e processare i tamponi in modalità sufficiente alla domanda - spiega Ivana Veronese (Uil)-. Abbiamo ribadito la richiesta di mettere a disposizione dei lavoratori tamponi gratuiti, o tramite le aziende attraverso la detraibilità dei costi, o tramite farmacie e hub o drive-in appositi per permettere a tutti i lavoratori sprovvisti di Green pass di accedere al tampone». A questo proposito nella versione finale del Dpcm si apre alla possibilità di far effettuare il tampone da «altri soggetti reputati idonei dal ministero della Salute», individuati da una circolare di imminente pubblicazione, per poter operare ad esempio in hub aziendali.

Sulla scadenza di domani c’è fibrillazione anche nella politica; fa discutere la circolare del ministero dell’Interno alle aziende dei porti sulla gratuità dei tamponi per «evitare conseguenze critiche»; il leader della Lega, Matteo Salvini, ha chiesto nell’incontro con il premier Mario Draghi di estendere questa possibilità a tutti i lavoratori, proposta rilanciata anche da Beppe Grillo. «Bisogna procedere in modo ordinato, io penso che costruire trattamenti diversi per persone diverse rischia solo di far aumentare il caos - ha commentato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando -. Se va fatto scendere il prezzo dei tamponi, questo intervento va fatto in modo uniforme per tutto il mondo del lavoro. Ci dobbiamo preoccupare di chi ha dubbi ma anche chi ha scelto di fare il vaccino esercitando un dovere civico, queste persone andrebbero tenute più in considerazione».

Da Confindustria si fa notare che il governo ha fatto una scelta sul Green pass obbligatorio nei luoghi di lavoro alla quale bisogna dare seguito, è un segnale sbagliato approvare norme e cercare di demolirle prima ancora di farle funzionare, con decisioni che lasciano spazio a dubbi. «Sul tavolo del confronto ministeriale abbiamo posto il tema della posizione ambigua del Governo - aggiunge Angelo Colombini (Cisl) -, tra quanto sostenuto dai ministri Speranza e Orlando sulla non gratuità dei tamponi per i non vaccinati e la concessione prevista dalla ministra Lamorgese nel settore portuale. Abbiamo anche chiesto di modificare la Faq del Governo sui lavoratori somministrati che per il sindacato devono ricevere il controllo solo da parte dei datori di lavoro utilizzatori e non anche dalle agenzie di somministrazione». Per Sebastiano Calleri (Cgil) «su molte richieste di chiarimento abbiamo avuto dal Governo risposte ancora vaghe, stanno ancora lavorando a Faq e circolari nonostante sia prossima l’entrata in vigore dell’obbligo del Green pass nei luoghi di lavoro».

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