Agevolazioni

Operativo il fondo di investimento per contrastare la delocalizzazione

di Alessandro Sacrestano

Duecento milioni di euro per contrastare la tendenza alla delocalizzazione delle attività produttive.

Sulla «Gazzetta Ufficiale» del 29 settembre è stato pubblicato il decreto del ministero dello Sviluppo economico del 7 maggio 2018 con cui, attuando le indicazioni formulate con la delibera Cipe 14 del 28 febbraio 2018, è stato costituito un Fondo comune di investimento chiuso, finalizzato a contrastare, attraverso la sottoscrizione di partecipazioni strategiche nel capitale di apposite imprese target (sostenendone le iniziative imprenditoriali) gli effetti socio-economici legati al blocco delle attività nazionali operato da queste grandi imprese.

Si tratta di un provvedimento normativo nato dalla constatazione delle scelte strategiche di numerose realtà imprenditoriali di grandi dimensioni; molte di esse, infatti, hanno in comune la decisione di delocalizzare in altri paesi e di rilanciare le stesse attività, mediante processi di conversione o riqualificazione produttiva.

L’importanza dell’obiettivo è testimoniata dalle risorse messe a disposizione per gli interventi del Fondo, denominato «Invitalia Venture III», pari a 200 milioni di euro. La gestione del fondo di investimento è affidata a Invitalia Ventures spa Sgr (società interamente partecipata da Invitalia). Attraverso questo veicolo, si procederà a investire nel capitale di imprese che saranno individuate nel corso del tempo. Si tratta di imprese che hanno un organico pari almeno a 250 dipendenti e che operano nel settore manifatturiero o in servizi ad esso collegati.

Ovviamente, lo spirito è quello che la partecipazione del fondo si affianchi a quella di altri investitori privati indipendenti, affinché congiuntamente siano sostenuti progetti di rilancio di attività e di asset delle grandi imprese partecipate, nonché dei complessi industriali di grandi dimensioni; obiettivo finale è quello di un ricollocamento sul mercato di tali economie, oltre al mantenimento dei livelli occupazionali preesistenti.

Gli investitori privati potranno attuare questa decisione, alternativamente, o sottoscrivendo almeno un 30% delle quote del Fondo o partecipando, con un’analoga percentuale, alla singola operazione di investimento da parte del Fondo nel capitale delle imprese target. È possibile anche optare per una combinazione di queste opportunità, purché sia garantito che le risorse finanziarie complessivamente impiegate nella singola operazione siano apportate per almeno il 30% da investitori privati indipendenti.

Nel dettaglio, quindi, le quote del Fondo potranno essere sottoscritte dall’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa ma, come detto, per un ammontare complessivo non superiore al 50% della dotazione finanziaria dello stesso, anche da investitori istituzionali o privati. A sua volta, il Fondo opererà attraverso investimenti di varia natura (cosiddetto «equity» o «quasi equity»), tra cui i prestiti, i leasing, il rilascio di garanzie o una combinazione di tali strumenti.

Per avere a disposizione lo schema di regolamento del Fondo, bisognerà attendere che Invitalia, entro 60 giorni dalla pubblicazione del decreto, lo renda disponibile. Lo stesso decreto chiarisce che il Fondo ha una durata massima di dieci anni a decorrere dalla data di chiusura della fase di sottoscrizione, con scadenza al 31 dicembre successivo al compimento del decimo anno. Sarà possibile, comunque, deliberare un’eventuale proroga, non superiore a tre anni, della durata del Fondo medesimo per il completamento dello smobilizzo degli investimenti in portafoglio.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©