Agevolazioni

È pronto «Resto al Sud» per le partive Iva Aiuti a chi diversifica

di Flavia Landolfi

È attesa a giorni la pubblicazione in «Gazzetta Ufficiale» del decreto che estende ai professionisti la possibilità di accedere ai contributi della misura «Resto al Sud». Il provvedimento che contiene l’ampliamento della platea dei beneficiari anche a chi ha tra i 18 e i 45 anni fornisce le prime indicazioni per il popolo delle partite Iva. E come anticipato dal Sole24Ore (si veda il Lunedì del 15 aprile scorso) punta alla diversificazione delle attività. Ma andiamo con ordine.

«Resto al Sud», inizialmente nata per le sole imprese, concede attraverso Invitalia, gestore della misura, un cocktail di contributi nella formula del fondo perduto (35% degli investimenti) e finanziamento agevolato (65%): degli iniziali 1,2 miliardi oggi ce n’è circa uno a fronte delle 11.653 domande in compilazione, 8.534 presentate e 3.512 approvate, secondo i dati Invitalia aggiornati al 1° agosto. È rivolto esclusivamente agli under 46 del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) senza un rapporto di lavoro a tempo indeterminato e che non abbiano la titolarità di un’attività di impresa in esercizio alla data del 21 giugno 2017. La legge di Bilancio 2019 prima, e questo provvedimento poi, hanno ampliato la possibilità di accedere ai contributi ai lavoratori autonomi, comprese le società tra professionisti.

Si tratta sia di quelli iscritti agli Albi che delle professioni non ordinistiche ma con la clausola della diversificazione delle attività. Il requisito per lo svolgimento di attività libero-professionali, spiega il decreto, è di «non essere titolari di partita Iva per l’esercizio di un’attività analoga a quella proposta nei dodici mesi precedenti la presentazione della domanda di agevolazione». Come già anticipato quindi, è confermata la linea di diversificare le attività professionali, escludendo l’accesso ai benefici alla titolarità «nei dodici mesi precedenti la presentazione della domanda di una partita Iva associata a un codice Ateco identico, fino alla terza cifra delle attività economiche, a quello corrispondente all’attività oggetto di domanda di ammissione alle agevolazioni».

Ma il puzzle delle norme per l’accesso ai contributi non è ancora ultimato: all’appello manca una circolare attuativa che rimetta in fila tutte le procedure per beneficiari dei fondi. Un ultimo tassello atteso per la metà di settembre, quando il quadro dei finanziamenti per i professionisti dovrebbe essere completato.

«Si tratta di un provvedimento capace di portare un beneficio importante all’occupazione ed al lavoro dei giovani del Sud, con costi quasi irrisori rispetto a quelli che lo Stato deve sostenere per la re-industrializzazione delle aree dismesse», spiega Roberto Orlandi, presidente del Collegio nazionale degli agrotecnici e degli agrotecnini laureati, partner di Invitalia nella divulgazione della misura» E aggiunge: «Il fatto che i professionisti, rispetto ai normali imprenditori, abbiano beni strumentali minori, comporta inoltre che il numero di interventi che si possono finanziare, in pari condizioni, è maggiore».

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