Agevolazioni

Fondi per le aziende che favoriscono vita familiare e lavoro

di Barbara Massara e Matteo Prioschi

Per favorire lo sviluppo di iniziative aziendali che incentivino la natalità, il riparto dei carichi di cura tra uomini e donne, l’aumento dell’occupazione femminile, ma anche il supporto alle famiglie con disabili, il governo ha pubblicato il bando#Conciliamo, per il quale si può fare domanda fino alle ore 12 del 15 ottobre.

L’iniziativa mette a disposizione 74 milioni di euro per aziende e società cooperative, con almeno 50 dipendenti a tempo indeterminato nelle sedi legali situate in Italia, che implementano (o prolungano se già esistenti) progetti quali smart working, asili nido aziendali, banca del tempo, percorsi formativi al rientro dopo un’assenza prolungata, contributi versati interamente a fronte di un orario part time, permessi e congedi oltre quanto previsto dalla legge e altro ancora.

Il contributo per ogni azienda ammessa al bando va da un minimo di 500mila a un massimo di 1,5 milioni di euro, a fronte di una compartecipazione da parte dell’impresa stessa pari al 20% del costo del progetto, contributo che può essere anche in termini di risorse umane. Possono essere presentate richieste sia per progetti nuovi che per la prosecuzione di quelli già in corso, ma in entrambi i casi l’iniziativa deve durare due anni. La classifica delle domande sarà stilata valutando i programmi in base a innovatività, concretezza, efficacia, economicità, sostenibilità oltre i 24 mesi.

Per quanto riguarda il cofinanziamento, il bando fa sorgere il dubbio se, a fronte di un importo minimo richiesto di 500.000 euro, la quota a carico dell’azienda debba essere calcolata in misura pari al 20% dell’importo richiesto allo Stato (cioè 20% di 500.000 = 100.000 euro) o se il 20% debba invece essere calcolato sul valore complessivo del progetto (nel qual caso, posto che 500.000 euro rappresenta l’80% del totale, il restante 20% corrisponderebbe a 125.000 euro, con un valore complessivo di euro 625.000).

Inoltre non è chiaro se l’investimento aziendale in termini di risorse umane possa essere rappresentato, ad esempio, dall’impiego di persone che verrebbero assunte a termine per la durata del progetto stesso (massimo 24 mesi) o se sia possibile ricollocare nel progetto alcuni dipendenti già in forza (che ad esempio siano destinati a curarne gli aspetti gestionali, amministrativi e finanziari ovvero ricollocati in servizi di welfare aziendale).

Il bando ha come target principale le medie e grandi imprese, quelle che non solo devono avere almeno 50 dipendenti a tempo indeterminato, ma anche una certa disponibilità finanziaria (considerato che i tempi di erogazione del finanziamento sono abbastanza dilatati e che, salvo la prima quota del 30% erogata entro 60 giorni dall’avvio, fino a un altro 40% viene riconosciuto dopo il decimo mese dall’avvio, mentre il resto è pagato a saldo entro 60 giorni dalla conclusione).

Affinchè quindi anche le aziende che non sono ricchissime e non hanno immensa liquidità possano realmente pensare di creare un asilo nido aziendale, eventualmente ricorrendo al credito bancario, è importante comprendere esattamente quali sono le voci di spesa che rientrano nella quota del cofinanziamento.

Le aziende possono inoltrare quesiti tramite la casella conciliamo@pec.governo.it e le risposte dovrebbero essere rese pubbliche nella sezione avvisi e bandi del sito internet www.politichefamiglia.it. Finora, però, non sono state pubblicate risposte.

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