Agevolazioni

Giovani, decontribuzione anche per i contratti a termine

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Dare una scossa al mercato del lavoro riducendo i costi che gravano sui contratti a termine, stabilizzando o potenziando gli incentivi su contratti a tempo indeterminato e apprendistato. È la linea d’indirizzo che starebbe emergendo tra i tecnici del governo, da articolare tra un nuovo decreto Sostegni e il prossimo Def. Si guarda al modello francese, con i provvedimenti a sostegno dell’occupazione giovanile messi in campo dal premier Macron per abbattere i costi delle assunzioni, stabili o a termine, dei ragazzi. Si tratterebbe di un primo importante cambio di passo, rispetto ai precedenti esecutivi, che invece hanno puntato a render meno conveniente il ricorso al contratto a termine.

Del resto nel giro di un anno si sono persi quasi 400mila occupati a tempo determinato, complice le rigidità normative acuite dal clima di incertezza legato alla diffusione dell’epidemia, e il blocco dei licenziamenti in vigore da marzo 2020 che ha sostenuto i contratti a tempo indeterminato. Il risultato è che, alla scadenza, molti contratti a termine non sono stati rinnovati. Tanti lavoratori sono finiti nel sommerso, oppure hanno dovuto accettare tipologie contrattuali meno tutelanti, aprirsi la partita Iva, o stipulare contratti di collaborazione. Spesso i contratti a termine invece rappresentano il canale di ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, coinvolgono anche le donne in settori come il terziario (servizi, assistenza alla persona, turismo, ristorazione).

Ecco perché, nel ragionamento che si fa da tra i tecnici del governo, un intervento per abbattere i costi dei contratti a termine, attraverso una decontribuzione ad hoc, stile Macron, consentirebbe anche di recuperare occupazione tra i due elementi “deboli” del nostro mercato del lavoro, i giovani e le donne.

I dettagli tecnici ancora non ci sono. E ci dovrà essere una discussione approfondita all’interno del governo. I numeri però sono pesanti. A dicembre 2020, su dicembre 2019, l’Istat ha conteggiato -145mila occupati under25 e addirittura -181mila tra i 24 e i 35 anni. E sono mesi ormai che le assunzioni sono ferme al palo.

A questo proposito va ricordato che in virtù della legge Fornero i contratti a termine sono caricati di un sovraccosto dell’1,4%, successivamente il decreto dignità ha introdotto un incremento dello 0,5% in occasione di ogni proroga o rinnovo. Dunque si tratta di un contratto particolarmente oneroso per le imprese. L’altro grande disincentivo, introdotto dal decreto Dignità, resta congelato: stiamo parlando del ricorso a causali legali molto rigide, la cui applicazione è stata spesso oggetto di contenzioso, che dunque scoraggia i datori di lavoro. Come è noto in virtù della deroga al decreto Dignità contenuta nel decreto Sostegni, fino alla fine dell’anno tutte le imprese potranno prorogare o rinnovare i contratti a tempo determinato senza ricorrere alle causali. La deroga riguarda non solo i contratti in essere, ma anche i lavoratori con il contratto scaduto, sempre nel limite dei 24 mesi di durata complessiva del rapporto di lavoro.

In quest’ottica si starebbe ragionando - risorse permettendo - se sterilizzare o quantomeno ridurre il contributo addizionale dello 0,5 e analogamente prevedere una forma di incentivo fiscale per chi ricorre a questo tipo di rapporto, che spesso poi si traduce in stabilizzazione. Una decontribuzione anche sulle assunzioni a termine potrebbe raggiungere questo obiettivo.

L’altro intervento allo studio consiste nella proroga dell’esonero contributivo per le assunzioni a tempo indeterminato (o stabilizzazioni da contratto a temine) di giovani: la legge di bilancio 2021 ha previsto che le assunzioni di giovani con meno di 36 anni beneficiano della totale decontribuzione fino ad un massimo di 6mila euro annui per un massimo di 36 mesi (48 mesi se la sede produttiva è localizzata in una delle regioni meridionali). Anche questo intervento risponde alla richiesta che arriva dal Parlamento, di potenziare le misure a favore dei giovani, pure all’interno del Pnrr. Il nostro Paese occupa infatti la terzultima posizione in Europa per il tasso di disoccupazione giovanile: a dicembre era pari al 29,7%, contro una media del 18,5% dell’area euro, del 17,8% del’Ue,distanti dal 6,1% della Germania.

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