Agevolazioni

La competenza 2021 rischia di rinviare il bonus per i professionisti

di Federica Micardi

L’esonero contributivo per i professionisti iscritti alle Casse di previdenza è di facile erogazione solo sulla carta. Il decreto interministeriale firmato la scorsa settimana dal ministro del Lavoro e ora alla firma del Mef ha introdotto una serie di specifiche, non previste dalla legge di bilancio 2021 (legge 178/2020), che ne rendono complicata l’applicazione e rischiano di creare forti disparità tra le singole Casse, e tra i professionisti beneficiari.

Il primo dubbio riguarda i contributi che possono essere esonerati. Nel Dm si legge che si tratta dei «contributi previdenziali complessivi di competenza dell’anno 2021 e in scadenza entro il 31 dicembre 2021»; la specifica “di competenza” fa pensare che i contributi devono essere relativi ai redditi 2021, ma diverse Casse raccoglieranno i contributi relativi al 2021 nel 2022; quelli versati nel 2021 e di competenza dello stesso anno sono solo quelli “minimi” che per diversi enti sono molto al di sotto dei 3mila euro massimi riconosciuti dall’esonero; c’è anche chi incassa nel 2022 tutti i contributi di competenza del 2021, e quindi non dovrebbe poter accedere a questo beneficio.

Altro aspetto da chiarire è il reddito da considerare per il tetto massimo di 50mila euro. La legge di bilancio 2021 , che ha introdotto questo aiuto, parla di «reddito complessivo», che tiene conto di tutte le entrate del professionista, il Dm invece parla di «reddito professionale».

Oltretutto, dato che la norma primaria è una legge, e ha un peso maggiore rispetto a un decreto ministeriale, la possibilità di contenzioso è alta.

Il Dm introduce anche l’obbligo di «essere in regola con il versamento della contribuzione previdenziale obbligatoria», una condizione che esclude tutti coloro che sono in ritardo con i versamenti perché in crisi di liquidità. E anche in questo caso ci sarà disparità di trattamento tra le Casse perché il concetto di “regolarità” non è uniforme.

Il Dm (e non la legge 178/2020) esclude dal beneficio - e questo viene visto come un’ingiustizia - i professionisti che hanno un contratto di lavoro subordinato, anche se il loro reddito complessivo è inferiore ai 50mila euro, situazione presente in alcune Casse dove, per esempio, i professionisti svolgono poche ore di docenza, magari per arrotondare le entrate professionali perché basse.

Qualche Cassa solleva anche il problema della liquidità perché non si incassano contributi che lo Stato verserà non si sa quando; un altro problema riguarda la maturazione degli interessi sul montante: comincia dal momento in cui materialmente i soldi sono stati versati?

Per mettere sul tavolo tutti i dubbi e le criticità sull’applicazione dell’esonero i direttori delle Casse si incontreranno lunedì.

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