Agevolazioni

Fondo di solidarietà per gli addetti degli studi

di Mauro Pizzin

Dopo l’Iscro, l’ammortizzatore sociale destinato ai lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata Inps, un altro importante tassello sulla strada dell’equiparazione dei professionisti ai dipendenti basata sul principio che il lavoro va tutelato indipendentemente dalla forma in cui viene svolto.

Confprofessioni valuta così l’entrata a regime del Fondo di solidarietà bilaterale destinato ai dipendenti degli studi e frutto dell’accordo siglato nel 2017 dalla principale organizzazione di rappresentanza dei liberi professionisti in Italia con Filcams, Fisascat e Uiltucs. Dopo la nomina del Comitato amministratore, avvenuta il 20 maggio, la circolare Inps 77/2021 del 26 maggio ha dettato, infatti, le istruzioni operative per l’adesione degli iscritti (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri).

«Grazie al Fondo di solidarietà per le attività professionali - sottolinea il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella - nasce una nuova rete di protezione sociale per garantire il lavoro negli studi. Con questo strumento sarà erogato l’assegno ordinario di integrazione salariale in casi di riduzione o sospensione dell’attività lavorativa, ricomprendendo anche i lavoratori non coperti dal Fondo di integrazione salariale».

Secondo Stella, il via libera al Fondo rappresenta un riconoscimento per l’impegno e la responsabilità della confederazione sui grandi temi di impatto sociale. «Con il Fondo di solidarietà - chiarisce - si apre una nuova fase che ci conduce verso l’universalità delle tutele dei professionisti e dei lavoratori autonomi, a prescindere dal comparto di appartenenza, in linea con gli orientamenti che stanno emergendo al tavolo del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, con le parti sociali».

Il Fondo di solidarietà rappresenta anche un primo passo verso l’integrazione tra politiche attive e passive: a metterlo nero su bianco è l’articolo 10 del decreto Lavoro-Mef del 27 dicembre 2019, che lo ha istituito presso l’Inps, il quale prevede che in caso di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa il datore di lavoro venga contattato per proporre percorsi di riqualificazione e politica attiva. «E in questa direzione ci stiamo muovendo - conferma Stella - per coinvolgere i fondi interprofessionali, i quali, attraverso percorsi formativi di aggiornamento e riqualificazione possono svolgere un ruolo determinante per il ricollocamento dei lavoratori».

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