Agevolazioni

Esonero contributivo, alle Casse arrivate appena 100mila domande

di Federica Micardi

Sono meno di centomila i professionisti iscritti alle Casse di previdenza che hanno chiesto l’esonero parziale dei contributi previdenziali. Un numero molto più basso dei 300mila stimati.

Per questo aiuto, introdotto dalla legge di Bilancio 2021, è stato stanziato un miliardo, e dato che ogni professionista potrà ottenere come importo massimo 3mila euro, restano inutilizzati circa 700 milioni . Un risultato che apparentemente poco si concilia con gli oltre 500mila professionisti che hanno ottenuto il reddito di ultima istanza.

A spiegare questo parziale insuccesso dell’iniziativa del cosiddetto «anno bianco contributivo» sono stati alcuni dei requisiti previsti: calo di fatturato di almeno il 33% nel 2020, nessun rapporto di lavoro subordinato o pensione (tranne l’invalidità) e la piena regolarità contributiva.

Prendiamo per esempio il requisito della regolarità contributiva, ogni Cassa di previdenza adotta criteri differenti, alcuni più stringenti di altri. Ovviamente chi adotta criteri più severi ha visto nella regolarità contributiva lo scoglio principale per accedere a questa forma di sussidio. Per altre professioni, invece, ed è il caso dei biologi o dei medici, a tener fuori molti professionisti è stata la richiesta del calo del reddito del 33%. «Molti - racconta il presidente Enpab Tiziana Stallone - sono rimasti fuori perché hanno avuto un calo del 30,5%».

Anche secondo Stefano Distilli, presidente di Cassa dottori commercialisti se la platea interessata è più bassa di quella potenziale molto probabilmente ciò dipende dall’aver stabilito, quale ulteriore criterio, quello di riduzione del fatturato nel corso del 2020 di almeno un terzo, non facilmente applicabile a determinate realtà quali per esempio quella dei giovani professionisti, che già registravano livelli di reddito particolarmente ridotti. «Forse nel definire i contenuti della norma in modo più puntuale e funzionale, - aggiunge Distilli - sarebbe stato utile coinvolgere nella fase preliminare le Casse, ovvero chi da più vicino conosce i professionisti e lo scenario nel quale si muovono».

Secondo Stallone un grosso problema è stato anche il dover escludere chi nel 2021 ha avuto un contratto di lavoro, anche per un breve periodo. Unica eccezione dovrebbero essere i medici, per i quali non sembra ostativo il contratto che gli è stato fatto per essere stati chiamati in aiuto dell’emergenza sanitaria.

Il 2 novembre si è chiusa la possibilità di presentare domanda per l’esonero, il secondo step è l'invio delle domande al ministero, operazione che sta avvenendo in questi giorni. I dati riportati nella tabella sono orientativi, non tutte le Casse di previdenza hanno già elaborato le richieste per vedere se le domande sono ammissibili. Qualcuno è già in grado di fornire dati “definitivi”, come l’Enpaf (farmacisti) con 221 domande di cui 173 ammesse, Enpacl (consulenti del lavoro) con 939 domande valide, Enpab, Cassa biologi, aveva calcolato in oltre 10mila i potenziali interessati, ma gli aventi diritto sono 2.800. Epap, la Cassa pluricategoriale ha ricevuto 1.273 domande, ammesse al beneficio 1.157, per 109 l’istruttoria è ancora in corso e 7 sono inammissibili.

I tempi per l’erogazione del contributo non sono noti, «non sappiamo né quando né come si procederà all’erogazione, racconta il presidente dell’Adepp, l'associazione delle Casse di previdenza, Alberto Oliveti – al momento non abbiamo un’interlocuzione diretta con il ministero». Gli appelli fatti in questi giorni da Oliveti per chiedere che i soldi stanziati per l’esonero che resteranno inutilizzati vengano comunque impiegati per le professioni al momento non hanno ricevuto risposta.

I numeri in dettaglio

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