Agevolazioni

Partite Iva: l’una tantum con redditi fino a 35mila euro

di Giorgio Pogliotti

Il decreto che disciplina i criteri e le modalità per la concessione dell’indennità una tantum di 200 euro a 3milioni di professionisti con redditi non superiori a 35mila euro è stato firmato dal ministro del Lavoro Andrea Orlando che lo ha trasmesso ieri al ministero dell’Economia per il concerto.

Atteso da tempo, giunge, dunque, al passaggio conclusivo l’intervento di sostegno al potere d’acquisto dei lavoratori autonomi e dei professionisti colpiti dalla crisi energetica e dal caro prezzi, previsto dal decreto Aiuti (articolo 33, Dl 50/22, convertito con modificazioni in legge 91/22), che aveva istituito un fondo di 500 milioni. La dotazione finanziaria del Fondo del ministero del Lavoro è stata poi incrementata di 100 milioni, dunque portata a 600 milioni per il 2022, dal decreto Aiuti Bis (articolo 23, Dl 115/22), somma che costituisce il limite complessivo di spesa.

La norma del decreto Aiuti rinviava a un decreto attuativo la disciplina delle modalità e dei requisiti per l’erogazione dell’indennità.

Ora, in base al decreto firmato dal ministro Orlando l’una tantum è riconosciuta ai lavoratori autonomi e ai professionisti iscritti alle gestioni previdenziali dell’Inps, ai professionisti iscritti agli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza (Dlgs 509/1994 e al Dlgs 103/1996) che nel periodo d’imposta 2021 abbiano percepito un reddito complessivo non superiore a 35mila euro.

I criteri e la domanda

I 200 euro sono corrisposti dopo la presentazione della domanda da parte dei professionisti, ma il riconoscimento è soggetto ad alcune condizioni: devono già essere iscritti alle gestioni previdenziali e, all’entrata in vigore del decreto Aiuti, devono avere una partita Iva con attività lavorativa avviata e devono aver eseguito almeno un versamento per la contribuzione dovuta alla gestione di iscrizione per la quale è richiesta l’indennità, con competenza a decorrere dal 2020.

L’una tantum non è riconosciuta a chi ha già ottenuto le indennità introdotte dal decreto Aiuti. La domanda va presentata agli enti di previdenza a cui il professionista è iscritto, secondo i termini, le modalità e lo schema predisposto dai singoli Enti previdenziali.

I 200 euro sono corrisposti sulla base dei dati dichiarati dal richiedente e disponibili all’ente erogatore al momento del pagamento, soggetti poi a verifica, anche tramite e informazioni fornite in forma disaggregata per ogni singola tipologia di redditi dall’amministrazione finanziaria e ogni altra amministrazione pubblica che detenga informazioni utili.

La platea beneficiaria

Per individuare l’importo dell’indennità e il numero di beneficiari, secondo la relazione tecnica al Dl 115 è stata effettuata una rilevazione negli archivi dell’Inps sugli iscritti alle Gestioni Cdcm, Artigiani, Commercianti e Professionisti esclusivi della Gestione separata.

Su una platea potenziale di 3,3 milioni di soggetti, poiché il requisito richiesto è riferito ai redditi complessivi imponibili ai fini fiscali, la platea è stata ridotta del 10% tenendo conto di coloro che presenteranno un reddito complessivo superiore a 35mila euro.

Sono stati, quindi, quantificati in 3 milioni i beneficiari dell’indennità: tra loro la relazione tecnica al Dl individua 973mila commercianti, 859mila artigiani, 477mila iscritti alle casse professionali, 430mila coltivatori diretti, mezzadri e coloni e 261mila professionisti esclusivi. Per erogare i 200 euro pro capite, l’onere finanziario è stato quantificato in 600 milioni di euro per il 2022 di cui 95,6 milioni di euro per le Casse di previdenza.

Di qui la decisione di riconoscere il rifinanziamento di 100 milioni di euro (rispetto ai 500 milioni inizialmente previsti) con il Dl Aiuti bis.

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