Contenzioso

Sulle regole messaggi d’instabilità

di Aldo Bottini

I convegni nazionali degli Avvocati giuslavoristi italiani coincidono spesso con passaggi importanti della legislazione del lavoro. Era successo a Milano nel 2015 con i decreti del Jobs Act, che hanno indirizzato gli assi portanti del diritto del lavoro verso la semplificazione e l’allineamento con gli altri ordinamenti europei. Succede ora a Bologna, quando il vento spira verso la revisione (almeno parziale) di quelle scelte.

Al di là delle affermazioni (talora esagerate) sull’intenzione di “smontare” il Jobs Act, di fatto i contratti a termine tornano ad avere rigidità (la causale), mentre nel contratto a tempo indeterminato aumentano (e soprattutto non sono più predeterminabili) i costi di risoluzione del rapporto, a causa dell’innalzamento dei limiti minimo e massimo di indennizzo (Decreto dignità) combinato con la restituzione al giudice di margini di discrezionalità nella determinazione (sentenza della Corte costituzionale annunciata).

Prima ancora che il merito delle modifiche, preoccupa il messaggio di instabilità delle regole del mercato del lavoro. Il sistema sembrava aver trovato, nel 2015, un coerente assestamento, ma a distanza di tre anni alcuni capisaldi vengono adesso nuovamente messi in discussione. Questo fatto disorienta imprese e investitori. Se poi si passa al merito delle scelte, le preoccupazioni aumentano. In un momento in cui la priorità dovrebbe essere quella di creare occasioni di lavoro, nuove rigidità (e incertezze), infatti, non aiutano.

Restringere i limiti di utilizzo dei contratti a termine e dei contratti di somministrazione non porta automaticamente all’aumento del tempo indeterminato (peraltro reso nel contempo più costoso). Anzi, in questa maniera si rischia di accrescere la precarietà che si vuole combattere, favorendo il turn over dei lavoratori con contratto a termine e incrementando il ricorso ad esternalizzazioni e collaborazioni autonome. Senza contare che si rischia di nuovo il disallineamento rispetto agli altri ordinamenti europei, in un momento di sempre più veloce e globale trasformazione del lavoro, nel quale ci sarebbe davvero bisogno di andare verso regole comuni e uniformi nel solco del Pilastro europeo dei diritti sociali.

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