Contenzioso

Tirocini, ricorso del Veneto alla Consulta contro la riforma

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

A poco più di un mese dal varo delle linee guida che dovranno sancire il giro di vite sui tirocini extracurriculari arriva una mossa a sorpresa: la Regione Veneto non ci sta, e impugna la normativa primaria prevista dalla scorsa manovra, presentando un ricorso alla Corte Costituzionale.

Nel mirino c’è la disposizione che circoscrive il campo d’applicazione dei tirocini extracurriculari (che sono percorsi formativi svolti al di fuori e a prescindere da un corso di studi, ndr) ai soli «soggetti con difficoltà di inclusione sociale».

È questo uno dei cinque criteri indicati dalla manovra 2022 che fissa la scadenza di fine giugno per raggiungere un nuovo accordo tra il Governo e le regioni per la definizione di linee-guida condivise in materia di tirocini diversi da quelli curriculari. Nel ricorso La Regione Veneto sottolinea che si tratta di «criteri cogenti del tutto irragionevoli e gravemente limitativi della competenza regionale esclusiva in materia di formazione professionale, in violazione dell’articolo 117, comma 4, della Costituzione». Come è noto il tirocinio extracurriculare consiste in un periodo di orientamento al lavoro e di formazione in una situazione che non si configura come un rapporto di lavoro. In sostanza, per la regione Veneto si stravolgono le finalità proprie dei tirocini extracurriculari e se ne riduce grandemente la rilevanza quali strumenti formativi e di politica, oltre alla violazione o, rectius, alla elisione della competenza regionale in materia di formazione professionale (secondo il Veneto infatti i tirocini extracurriculari, proprio per il forte contenuto formativo, sono «sussumibili» nell’ambito della materia di competenza esclusiva delle Regioni “formazione professionale”).

«Il tirocinio in Veneto è un efficace strumento di inserimento lavorativo - spiega al nostro giornale l’assessore regionale al Lavoro, Elena Donazzan -con la limitazione ai soli soggetti svantaggiati, per i quali peraltro abbiamo tirocini dedicati, di fatto si escluderebbe una grande platea di beneficiari della misura, in prevalenza giovani, che verrebbero privati di un’importante canale formativo e di futuro inserimento occupazionale».

Guardando ai numeri infatti dei circa 165mila tirocini conclusi nell’ultimo quadriennio nella regione Veneto in 126mila hanno avuto nei 12 mesi successivi un nuovo contratto di lavoro o un ulteriore stage. Il tasso di ricollocazione ad un anno si attesta nel complesso al 76%, 40% nella stessa azienda presso la quale si è svolto lo stage e al 36% in altre imprese Nel 46% dei casi la ricollocazione avviene entro un mese. Per un ulteriore 21% dei casi il reinserimento avviene tra il primo e il sesto mese dalla fine dell’esperienza e nel 10% tra i 6 e i 12 mesi. La maggior parte delle assunzioni che avvengono entro un mese, sono effettuate nella stessa azienda dove si è svolto lo stage (il 33%).

La mossa del Veneto è guardata con attenzione anche dalla regione Lombardia, che condivide la critica di fondo, ritenendo da sempre il tirocinio extracurriculare misura di politica attiva del lavoro in particolare per le prime esperienze dei giovani nel mercato grazie alla sua finalità formativa. Nelle sue politiche del lavoro, la Lombardia ha sempre valorizzato i tirocini sia curricolari sia extracurricolari come istituti in grado di permettere ai tirocinanti lo sviluppo di competenze professionali altamente spendibili nel mercato del lavoro. Allo stesso modo, l’approccio lombardo ha valorizzato anche le diverse forme di apprendistato duale e professionalizzante secondo logiche integrative rispetto agli stessi tirocini per aumentare le possibilità dei giovani di entrare in contatto le imprese.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©