Contrattazione

Rappresentanza, alt agli accordi pirata

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Per contrastare il fenomeno del dumping contrattuale, Confindustria apre alla misurazione della rappresentanza anche delle associazioni datoriali.

La certificazione del peso di ciascuna delle parti chiamata a negoziare servirà a porre un limite alla proliferazione dei contratti collettivi stipulati da sigle prive di rappresentanza, con condizioni normative ed economiche al ribasso che alterano la concorrenza, penalizzando i lavoratori e le imprese regolari, fenomeno peraltro evidenziato dal Cnel che ha censito ben 868 contratti, per due terzi giudicati contratti “pirata”.

È questa una delle principali novità contenute nel documento sui nuovi contenuti e indirizzi delle relazioni industriali e della contrattazione condiviso da Confindustria, Cgil, Cisl, Uil, che dopo la firma attesa per il 9 marzo, intendono aprire un confronto con le altre associazioni datoriali del commercio, dell’artigianato, delle piccole imprese e della cooperazione, con l’obiettivo di arrivare ad un modello condiviso di certificazione della rappresentanza datoriale.

Il Cnel viene individuato come il soggetto che potrà favorire questo percorso, attraverso una ricognizione dei perimetri della contrattazione collettiva nazionale, potrà fornire alle parti sociali un quadro generale, considerato come una precondizione per «garantire una più stretta correlazione tra Ccnl applicato e reale attività di impresa». Sempre il Cnel, secondo il documento condiviso di 16 pagine, potrà anche occuparsi di «effettuare un’attenta ricognizione dei soggetti firmatari dei Ccnl di categoria» applicati ai lavoratori dei settori oggetto dell’indagine. Del resto, è stato proprio il presidente del Cnel, Tiziano Treu, a lanciare sul Sole24Ore la proposta di istituire un “bollino blu” per segnalare i contratti “pirata”. Il sistema da tempo è sfilacciato, non si contano più i casi di contratti che chiaramente giocano al ribasso, ma anche situazioni in cui nell’ambito dello steso contratto vengono previsti trattamenti differenti tra imprese che aderiscono a diverse associazioni datoriali. Ultimo è il caso del Ccnl del trasporto e della logistica che prevede trattamenti di miglior favore a imprese che aderiscono ad un’associazione piuttosto che ad un’altra.

Prima della proposta di misurare la rappresentanza delle associazioni datoriali, Confindustria e Cgil, Cisl, Uil nel Testo unico del 10 gennaio del 2014 hanno fissato i principi per misurare il peso dei sindacati. Prendendo come fonte di ispirazione le regole in vigore nel pubblico impiego, le parti sociali hanno individuato la soglia del 5%, intesa come mix tra numero degli iscritti e voti ottenuti alle elezioni delle Rsu. Nel privato, dunque, per essere chiamato a negoziare un contratto nazionale di categoria un sindacato deve superare questa soglia di rappresentanza. A questo proposito, tuttavia, va ricordato che questa intesa non è ancora pienamente operativa perchè - sottolineano all’unisono le parti sociali - il ministero del Lavoro non ha ancora dato il via libera ad un’operazione che coinvolgendo l’Inps prevede l’elaborazione del sistema di raccolta dei dati relativi ai voti delle Rsu, attraverso uno specifico software. Il risultato di questo ritardo è che i dati con gli esiti delle elezioni delle Rsu giacciono ancora nei cassetti delle ex Dtl, le direzioni territoriali del ministero del Lavoro.

Il punto è che le parti sociali ritengono che l’efficacia generalizzata dei contratti collettivi costituisca «un elemento qualificante» del sistema di relazioni industriali. In quest’ottica, vanno viste le intese in materia di rappresentanza, che, pertanto, possono costituire, attraverso il loro recepimento, il presupposto per un intervento normativo “light” in materia. Al prossimo Parlamento il compito di tradurre le decisioni delle parti sociali in una legge di sostegno.

I contratti nazionali

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