Contrattazione

L’Ispettorato del lavoro ai consulenti: la rappresentanza può essere misurata

di Mauro Pizzin e Matteo Prioschi

Il tema del lavoro, decisivo per determinare il futuro dell’Italia che verrà, dovrà essere centrale anche per il prossimo governo. Il concetto è stato espresso ieri da Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, nella giornata di debutto del Festival del lavoro 2018 in programma fino a domani al Mi.Co di Milano. Lavoro e futuro hanno, del resto, dato il titolo alla nona edizione della manifestazione «e vanno coniugati - ha spiegato Calderone - con il tema dello sviluppo dei territori,anch’esso strategico».

Un assist, quello del presidente dei consulenti, per il sindaco Giuseppe Sala, chiamato a fare gli onori di casa in un momento in cui Milano è salita agli onori delle cronache per una attrattività che scavalca i confini nazionali. «Le fortune di Milano - ha sottolineato Sala - poggiano su più elementi, a partire da una visione prospettica nel lungo periodo, caratterizzata da un piano di governo del territorio che ridisegna la città del 2030, con una visione del futuro che deve diventare realtà. C’è poi un’idea di modello collaborativo pubblico-privato, che è indispensabile.Infine, pesa la continua ricerca di una dimensione internazionale, perché altrimenti ci si scava la fossa. Oggi abbiamo tanti investimenti di imprese straniere, molto turismo, numerosi studenti che vengono studiare da noi. Ma questo ovviamente non basta, perchè servono sviluppo e solidarietà. Alla decrescita felice - la stoccata finale del sindaco - qui a Milano non crediamo».

Dall’attualità politica (comprese le polemiche collegate alle bozze del cosiddetto Dl Dignità) ha scelto di tenersi, invece, fuori Calderone. «Finora abbiamo evitato di commentare i provvedimenti su cui sta lavorando il governo - ha chiarito - perché da tecnici sappiamo che la norma si valuta solo nel momento in cui esiste».

E a proposito di norme, in attesa della legge sulla rappresentanza sindacale, ci sono delle possibilità concrete di individuare le organizzazioni comparativamente più rappresentative. Anzi, è opportuno cercare di applicare le norme esistenti, anche se il quadro complessivamente non è stato delineato. Il capo dell’Ispettorato del lavoro, Paolo Pennesi, intervenendo a una tavola rotonda del Festival del lavoro ha dato un’indicazione chiara e precisa della posizione assunta dalla struttura da lui guidata, anche a seguito della nota dell’Inl datata 20 giugno con cui si è ricordato che la fruizione di benefici e il ricorso a forme contrattuali flessibili è consentito a fronte dell’applicazione di contratti “leader” del settore.

L’indicazione è arrivata in risposta al problema, evidenziato da Pasquale Staropoli e Luca De Compadri della Fondazione studi dei consulenti del lavoro, di come, anche dopo la circolare 3/2018 dell’Ispettorato, non sia facile individuare i sindacati comparativamente più rappresentativi. Il direttore dell’Inl, Danilo Papa, ha ricordato che, effettivamente, le norme che si sono succedute nel tempo non collimano pienamente, dato che in alcuni casi si fa riferimento a organizzazioni sindacali e datoriali più rappresentative, in altri casi solo a quelle sindacali, in altri ancora si parla di rappresentatività a livello nazionale e territoriale, per arrivare poi alle norme contro il caporalato che parlano di organizzazioni “più” rappresentative e non comparativamente.

Tuttavia, ciò non significa che le normative siano inapplicabili e, in attesa della legge sulla misurazione della rappresentanza, secondo Pennesi, si può fare riferimento ai dati che il ministero del Lavoro raccoglie ogni biennio. E se tali dati dicono che alcuni sindacati rappresentano quasi 5 milioni di lavoratori e altri 600mila o un milione, allora si può individuare quali sono i contratti firmati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative «e secondo me - ha detto Pennesi - non è scandaloso dire che 4,8 milioni pesano più di 600mila». Ciò si verifica nel 90% dei casi, mentre nel restante 10% dei settori dove i sindacati principali sono poco presenti il problema effettivamente c’è, ma è un aspetto contenuto, ha concluso Pennesi.

Quanto all’altro tema oggetto di confronto con l’Ispettorato, ossia i requisiti e il relativo regime contributivo e fiscale dei trasfertisti, i consulenti hanno chiesto che, alla luce della sentenza della Corte di cassazione a sezioni unite 27093/2017, le amministrazioni lascino cadere i contenziosi in corso. Una richiesta a cui i vertici dell’Inl hanno risposto che, per quanto di loro competenza, è dal 2016 che le sanzioni relative al libro unico del lavoro si applicano solo quando c’è una differenza fattuale, per esempio, tra trasferte registrate e non fatte. La decisione di abbandonare i contenziosi, invece, ha chiarito Pennesi, non è questione dell’Inl in quanto i verbali non sono più nella disponibilità dell’organo di vigilanza. In altre parole, sul fronte previdenziale la competenza sui contenziosi è dell’Inps.

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