Contrattazione

Moda, i pellettieri fanno da apripista nella lotta al dumping contrattuale

di Cristina Casadei

Con il rinnovo del contratto dei 42mila pellettieri e addetti delle industrie di ombrelli e ombrelloni che ha accordato un aumento di 78 euro sui minimi, comincia a delinearsi meglio il benchmark dei contratti della moda. Prendendo i livelli medi di riferimento, alla fine del 2020 Anfao (occhialeria) ha accordato ai circa 17mila lavoratori del settore 70 euro per il trattamento economico minimo (tem) e 83 per quello complessivo (tec), Unic (concia) 65 sui minimi e 86 sul tec. Ieri Assopellettieri e Confindustria Moda hanno trovato con Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil l’accordo sull’ipotesi di rinnovo che prevede un aumento di 78 euro per il tem al 3° livello. Il contratto sarà valido fino a marzo del 2023 e i primi aumenti sono stati spostati verso la fine dell’anno. La prima tranche di 20 euro arriverà infatti a novembre di quest’anno, la seconda di 25 euro ad aprile del 2022, la terza di 20 euro ad ottobre del 2022 e, infine, l’ultima di 13 euro a marzo del 2023.

Il contrasto al dumping

L’elemento qualificante di questo contratto è sicuramente una nuova iniziativa di sistema che, attraverso il contrasto al dumping contrattuale e ai contratti pirata, ha lo scopo di qualificare tutta la catena produttiva, dalle grandi aziende committenti alle imprese dei settori degli appalti e della sub-fornitura. Le parti si sono date come obiettivo l’innalzamento degli standard di sostenibilità sociale e delle garanzie di qualità dei prodotti e dei processi lungo tutta la filiera produttiva. Con questo contratto Assopellettieri e i sindacati hanno riaffermato che la notevole diffusione di queste situazioni di dumping contrattuale, che riguarda sia gli aspetti economici che quelli normativi dei rapporti di lavoro, e la conseguente situazione di distorsione della concorrenza che ne deriva, «non giovano alla crescita complessiva della qualità del lavoro nella moda e, quindi, alla qualità ed al pregio delle produzioni e dei prodotti di moda italiani né, tantomeno, corrispondono al valore della responsabilità sociale dell’impresa che rappresenta un vanto assoluto per i prodotti di moda del nostro Paese», spiegano in una nota.

Gli accordi di confluenza

Assopellettieri e i sindacati indicano alle imprese della filiera della pelle due fronti su cui agire. Da una parte, per incentivare le aziende che attualmente applicano ai propri dipendenti i contratti pirata, è stato tracciato «un percorso di progressiva confluenza nell’applicazione dei contratti nazionali firmati dalle associazioni datoriali e sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale». Questo percorso prevede appositi “Accordi di confluenza” tra le parti interessate e avrà una durata massima di tre anni, il tempo ritenuto congruo per armonizzare le diverse situazioni.

Le regole dell’appalto

Le imprese committenti, cioè le grandi imprese della moda, dal canto loro si sono impegnate nei propri contratti di appalto e di fornitura, in capo agli appaltatori e ai fornitori (e ai sub-appaltatori e sub-fornitori), ad applicare i contratti nazionali firmati dalle associazioni datoriali e sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale o, in subordine, l’impegno a sottoscrivere gli “Accordi di confluenza”. «La conclusione di questo percorso rappresenta un risultato importante per tutto il sistema della pelletteria - spiega il presidente di Assopellettieri, Franco Gabbrielli -: anche grazie all’introduzione degli Accordi di confluenza saranno garantiti la legalità e la sostenibilità sociale dichiarando al contempo che tra le aziende di pelletteria non c’è spazio per chi gioca sporco». Gabbrielli ha anche ringraziato pubblicamente Gucci «per il sostegno e l’impegno profuso a favore della filiera produttiva in questa importante trattativa», dove a capo della delegazione trattante c’era il vicepresidente di Assopellettieri Stefania Orselli che in Gucci è Industrial Relations & Labour Law Director.

Best practice per i sindacati

A guidare la controparte c’erano invece Sonia Paoloni per la Filctem-Cgil, Raffaele Salvatoni per la Femca-Cisl e Daniela Piras per la Uiltec-Uil che invieranno l’accordo al Governo perché lo considerano «un esempio di buone e proficue relazioni sindacali atte a migliorare sia le condizioni di lavoro dei lavoratori che la concorrenza leale tra le aziende. L’accordo sulla competitività dovrà costituire un modello da seguire per tutto il settore della Moda e soprattutto un esempio di best-practice anche per le Istituzioni in assenza di un quadro normativo che possa porre fine al fenomeno della concorrenza sleale».

Gli elementi economici

Per il welfare contrattuale l’intesa prevede un miglioramento sia della sanità integrativa che della previdenza complementare. Il contributo al sanimoda sarà così elevato a 12 euro mensili a partire dal primo aprile di quest’anno, mentre sul Previmoda è previsto che, fermo restando il contributo a carico del lavoratore pari a 1,50%, dal primo aprile del 2022 il contributo a carico dell’azienda salga al 2%. Per chi lavora in aziende che non fanno contrattazione di secondo livello è previsto un elemento di garanzia retributiva di 230 euro all’anno.

I contratti della moda

Il presidente di Confindustria Moda, Cirillo Marcolin a sua volta ha sottolineato l’importanza di «indicare a tutta la filiera produttiva una via concreta per innalzare complessivamente i livelli di legalità e correttezza del sistema, secondo i principi della leale concorrenza e della responsabilità sociale delle imprese. Si tratta di un ulteriore esempio della qualità, della sostenibilità e dell’unicità che distingue la moda italiana nel mondo». All’interno di Confindustria Moda, la Federazione italiana tessile, moda e accessorio, sono riunite le imprese associate a Sistema moda Italia, Assopellettieri, Associazione Italiana Pellicceria, Anfao, Assocalzaturifici, Federorafi e l’Unione nazionale dell’industria conciaria. Sono rappresentate 64.300 imprese del made in Italy, che con un fatturato di oltre 97 miliardi di euro danno lavoro a circa 575mila lavoratori. Tra i contratti da rinnovare adesso mancano all’appello il tessile che riguarda 400mila persone, per il quale i sindacati hanno già presentato la piattaforma per il rinnovo con una richiesta di 115 euro. E le calzature che riguardano poco meno di 80mila addetti. Aperto e in fase di avanzamento il negoziato tra Federorafi e Fiom, Fim e Uilm per il contratto dei 32mila lavoratori.

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