Contrattazione

Il tetto annuo dei voucher cala a cinquemila euro

di Giorgio Pogliotti Claudio Tucci

Un abbassamento del tetto annuo di importo dei voucher dagli attuali 7mila a 5mila euro. La limitazione per privati-famiglie, insieme alla conferma della normativa di favore per l’agricoltura, con le deroghe per vendemmia e raccolte stagionali. E a un drastico ridimensionamento dell’impiego dei buoni lavoro da parte delle aziende; due le opzioni: potrebbero essere del tutto escluse, oppure potrebbero essere comprese le imprese senza dipendenti (o fino a un dipendente).

Sono queste le ultime novità su cui stanno lavorando i tecnici di palazzo Chigi e del ministero del Lavoro, che ieri sera hanno incontrato i rappresentanti della commissione Lavoro della Camera, che sta esaminando otto proposte e domani presenterà il testo unificato. Di ora in ora stanno scendendo le quotazioni di un ricorso da parte del governo ad un decreto legge su questa materia (poichè va dimostrata l’esistenza di ragioni di necessità e urgenza). Il veicolo normativo più probabile per varare il giro di vite sui voucher, dunque, sembra essere il Ddl in preparazione alla Camera. L’intervento correttivo avrebbe, nelle intenzioni dell’Esecutivo, anche l’effetto “politico” di sgonfiare le ragioni del referendum della Cgil (che chiede l’abrogazione totale dei voucher), per cui ancora non si conosce la data di svolgimento. L’ultima parola spetta alla Corte di Cassazione, chiamata a valutare se le modifiche che proporrà il Parlamento rispondono o meno all’oggetto del referendum abrogativo, il cui svolgimento è comunque legato al placet della Cgil che ha promosso la consultazione. «Continua il lavoro di approfondimento - spiega il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd) - uno dei nodi è rappresentato dalla possibilità di utilizzo, o meno, da parte delle imprese. L’opzione è tra nessuna impresa pubblica o privata, oppure il ricorso limitato all’imprenditore individuale o con un solo dipendente».

Non si esclude in un secondo tempo un intervento per rilanciare il lavoro intermittente (o a chiamata), introdotto dalla legge Biagi (per prestazioni a carattere discontinuo) fortemente ridimensionato dalla legge Fornero, che ha limitato lo strumento a soggetti fino a 24 anni, con prestazioni che devono terminare entro il 25esimo anno, od oltre i 55 anni. Dalle analisi è emerso, infatti, che molti voucher hanno sostituito il lavoro intermittente.

Va ricordato che il Jobs act del governo Renzi ha vietato il ricorso al voucher nell’esecuzione di appalti di opere e servizi e successivamente, il decreto correttivo, ha introdotto la piena tracciabilità dei buoni, prevedendo multe salate da 400 a 2.400 euro per ogni violazione (da ottobre 2016). Il risultato è che, dopo il boom iniziale, il ricorso ai voucher va stabilizzandosi e a gennaio, secondo l’Inps, sono stati venduti 8,9 milioni di buoni(+3,9% su gennaio 2016).

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