Contrattazione

Sale l’occupazione trainata da servizi e contratti a termine

di Giorgio Pogliotti

Prosegue la tendenza all’aumento dell’occupazione in un mercato del lavoro caratterizzato dalla forte crescita dei contratti a termine e degli occupati over 50 anni. La nota congiunta Istat, ministero del Lavoro, Inps, Inail e Anpal relativa al secondo trimestre 2017 evidenzia che rispetto allo stesso periodo del 2016 ci sono 153mila occupati in più, ma mentre gli indipendenti diminuiscono di 203mila unità (quasi in un terzo di casi si tratta di collaboratori, per effetto della stretta sulle false collaborazioni operata dal Jobs act), mentre crescono i lavoratori a tempo determinato (+329mila) e a tempo indeterminato (+108mila). La crescita degli occupati interessa solo la fascia sopra i 50 anni d’età (+336mila), mentre calano sia i disoccupati (-154mila) che gli inattivi (-76mila).

Tra le comunicazioni obbligatorie il saldo tra le attivazioni e le cessazioni è positivo per 111mila posizioni di lavoro dipendente, per effetto della crescita nei servizi (+98 mila posizioni) e in maniera ridotta, nell’industria in senso stretto (+11 mila) e nell’agricoltura (+4 mila), mentre nelle costruzioni prosegue la riduzione (-2 mila). La caduta delle collaborazioni e l’abolizione dei voucher ha prodotto un incremento di altre tipologie contrattuali: il numero dei lavoratori a chiamata o intermittenti, dopo 4 anni di calo e una prima inversione di tendenza nel quarto trimestre 2016 (+2,5%), nel primo trimestre 2017 è aumentato (+13,5%); la tendenza si è accentuata nel secondo trimestre 2017 (+73,7%). Contiua a crescere il numero dei lavoratori in somministrazione: nel secondo trimestre si registra la maggiore variazione tendenziale(+24,4%) degli ultimi 5 anni, a fronte di una stabilità di intensità lavorativa (21 giornate retribuite nel mese).

Quanto ai flussi, a distanza di 12 mesi l’osservatorio evidenzia che per la terza volta consecutiva diminuiscono le stabilizzazioni dei dipendenti a termine in dipendenti a tempo indeterminato. In calo di 3,1 punti anche la quota di disoccupati che transitano verso l’occupazione (22,4%), per effetto congiunto dell’aumento degli ingressi verso il lavoro a termine e del calo verso l’occupazione a tempo indeterminato e indipendente. Tra gli inattivi perché scoraggiati, aumentano leggermente le transizioni verso la disoccupazione (17,9%).

Infine una nota di metodo. La scelta di raccogliere in un unico contenitore i dati dei principli organismi che si occupano di mercato del lavoro doveva servire a fare chiarezza, per evitare sovrapposizioni che avrebbero potuto generare confusione nella lettura dei numeri. Eppure i dati pubblicati ieri si fermano al periodo aprile-giugno, che figurava nelle rilevazioni che l’Istat ha pubblicato il 12 settembre. Ma il 21 settembre l’Inps aveva già fornito i dati del suo Osservatorio relativi ai primi sette mesi dell’anno, mentre l’Istat ha già reso noti a fine agosto i dati di luglio e lunedì divulgherà quelli di agosto. Insomma continua a regnare una grande confusione.

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