Contrattazione

Sui trasporti non si cambia, imprese italiane deluse

di Alberto Magnani

«Non è sicuramente una decisione positiva per le imprese italiane. Rischiamo di perdere altro mercato». Paolo Uggè, presidente di Conftrasporto, sbotta così alle notizie in arrivo dal Lussemburgo: i ministri europei hanno raggiunto un accordo per una proposta di riforma sul trattamento dei lavoratori «distaccati», rinnovando una direttiva in vigore dal 1996. L’obiettivo è contrastare il fenomeno di dumping fra Stati membri della Ue, obbligando le aziende a retribuire i dipendenti secondo il contratto previsto nel Paese di destinazione - e non più in base agli standard di quello d’origine. Il problema è che il testo, in attesa del giudizio dell’Europarlamento,taglia fuori dal suo piano proprio i trasporti: uno dei segmenti più sensibili ai rischi di una «concorrenza sleale», identificati soprattutto con la penetrazione sul mercato di aziende dall’Est europeo.

Al tema è già dedicato un pacchetto di riforme precedente, il cosiddetto Mobility Package, ma la confederazione avrebbe sperato in una ulteriore spinta a favore di un’armonizzazione delle regole. Secondo i dati forniti da Conftrasporto al suo ultimo forum internazionale di Cernobbio (Como), i cosiddetti Paesi «nuovi entranti» hanno sfruttato la leva dei lavoratori distaccati per far crescere la propria quota di mercato nel traffico di merci su gomma dal 15,5% del 2005 al 55,5% del 2015. Una crescita che contrasta con il calo della “fetta” italiana, scesa dal 36,4% al 15,5%, per una diminuizione delle merci in entrata o uscita su mezzi immatricolati nella penisola pari a oltre il 69%. Uggè è deluso perché perché la riforma della direttiva dava la possibilità di «omogeneizzare il trattamento retribuitivo» , riducendo i vantaggi a favore di società che inviano lavoratori in Italia ma continuano a pagarli con gli stipendi (più bassi) del Paese d’origine. «Da noi il costo del lavoro continua a salire, e i nostri dipendenti vengono sostituiti - dice Uggè- Basti pensare che il traffico di merci trasportate da veicoli immatricolati in Italia è calato del 69% in cinque anni. Quello dei Paesi dell’Est è cresciuto di quasi il 200%».

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