Contrattazione

Lavoro, battaglia su voucher e stagionali

di Marco Mobili e Claudio Tucci

A nove giorni dal via libera in consiglio dei ministri, e a otto giorni dalla conferenza stampa indetta, in pompa magna, a palazzo Chigi per illustrare le nuove regole, il decreto estivo, il primo vero atto di politica economica del governo Conte, ancora non vede la luce. Il testo non è ancora stato trasmesso ufficialmente al Quirinale, e ciò sta ritardando la sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale.

Sul provvedimento è in corso un braccio di ferro all’interno della maggioranza, con la Lega che preme per apportare robuste modifiche al giro di vite in arrivo sul lavoro a termine e stagionale; e chiede, a gran forza, il ripristino dei voucher, i buoni lavoro cancellati in fretta e furia dal governo Gentiloni lo scorso anno al solo scopo di evitare il referendum abrogativo della Cgil. I due nuovi strumenti, introdotti per evitare il vuoto normativo, vale a dire il contratto di prestazione occasionale e il libretto famiglia, hanno registrato un sostanziale flop: nel 2017 questi rapporti sono stati utilizzati da appena 38mila lavoratori; nel 2018, ultimo aggiornamento Inps al 10 giugno scorso, da un numero sostanzialmente simile, poco più di 40mila persone.

Ad alzare il tiro, ieri, è stato direttamente il vicepremier, e ministro dell’Interno, Matteo Salvini: «Ci sono alcuni limitati settori, penso ad agricoltura, commercio, turismo, servizi e lavori stagionali, per i quali l’alternativa è tra nero e voucher. Io preferisco i voucher». Il collega, e titolare del Lavoro, Luigi Di Maio, storce il naso, vuole ascoltare i settori, e comunque, da giorni, dichiara di essere contrario «a un ritorno dell’illegalità e dello sfruttamento».

Altro tema, sempre sul fronte lavoro, su cui si sta alzando lo scontro politico (e non solo) sono gli stagionali. In base alle bozze di Dl in circolazione, la nuova normativa, e in particolare le causali, rischia di applicarsi anche ai rinnovi dei contratti stagionali. Il tema è delicato, considerato il mese in corso, luglio, e le aziende stagionali molto attive in questo periodo. Qui si starebbe ragionando sulla possibilità di allentare la stretta sugli stagionali, evitando l’applicazione delle causali, al primo rinnovo, ma il capo politico del M5S, anche qui, storce il naso, contrario a eccessivi annacquamenti del testo.

È battaglia, anche sulla somministrazione a termine, con la prevista estensione della disciplina più stringente sui rapporti a tempo determinato al contratto che lega agenzia del lavoro e lavoratore, fa discutere. Qui Lega e “grillini” sono distanti da una soluzione condivisa, che eviti ripercussioni negative sull’intero comparto delle Apl. Sul periodo transitorio, pure, è aperto un confronto: al momento, il dl si applicherebbe ai rapporti temporanei in corso, seppur limitatamente a proroghe e rinnovi. Si studia un possibile slittamento dell’entrata in vigore delle nuove regole.

Intanto, mentre il testo attende ancora di essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, la capigruppo della Camera ha definito il percorso del Dl in Parlamento per la sua conversione in legge. E sarà un iter “accelerato” dettato dalla pausa estiva che, salvo ripensamenti istituzionali, sarebbe stata già indicata in calendario per il prossimo 10 agosto. Il decreto partirà, dunque dalla Camera, e sarà esaminato in sede referente dalle commissioni Lavoro e Finanze. Queste, stando alle indicazioni delle capigruppo di ieri, avranno tempo per rivedere e correggere il decreto fino al 24 luglio prossimo, giorno in cui il testo dovrà approdare all’esame dell’Aula di Montecitorio. Sulla carta la Camera si è data due giorni per la sua approvazione in prima lettura e dal 27 luglio il testo passerà all’esame i Palazzo Madama. Calendario alla mano i senatori non potranno che ratificare il testo emendato dai colleghi deputati. Dei 60 giorni previsti dall’articolo 77 della Costituzione per la conversione in legge il Parlamento ne utilizzerà meno di 30, sempreché non voglia sacrificare le ferie di agosto.

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