Contrattazione

È legge la stretta su contratti e delocalizzazioni. Rinnovi a rischio

di Giorgio Pogliotti

L’Aula del Senato con 155 sì, 125 no (e 1 astenuto), ha dato il via libera alla conversione in legge del decreto lavoro; la maggioranza ha blindato il testo modificato dalla Camera, tra le proteste dell’opposizione, con i senatori del Pd che hanno esposto cartelli “-80mila, #byebye Lavoro”. L’approvazione è stata accolta in Aula da cori dei senatori M5S-Lega, nonché da una stretta di mano tra il premier Giuseppe Conte e il vicepremier Luigi Di Maio che aveva rinominato il decreto “dignità”, ed ha commentato «Cittadini 1, sistema 0», sottolineando che «dopo decine di anni è stato approvato il primo decreto non scritto da potentati economici e lobby».

Il riferimento di Di Maio è al coro di proteste arrivato da praticamente tutto il mondo produttivo, ma anche da quasi tutto il sindacato al decreto che ha limitato fortemente l’utilizzo delle forme di flessibilità più tutelate per i lavoratori, ovvero i contratti a termine e la somministrazione, in nome della sacrosanta lotta alla precarietà. Superati i 12 mesi, per proseguire un contratto a termine entro il limite di 24 mesi bisognerà far riferimento alle causali (esigenze temporanee estranee all’ordinaria attività, ovvero di sostituzione di altri lavoratori; incrementi temporanei e non programmabili dell’attività ordinaria), altrimenti il contratto sarà trasformato in tempo indeterminato. Per ogni rinnovo di contratto a termine o in somministrazione scatta un incremento dello 0,5% aggiuntivo all’aumento dell’1,4% della legge Fornero. La Camera ha introdotto un regime transitorio al 31 ottobre, il risultato è che siamo in presenza di 4 discipline nell’arco di 4 mesi.

Se nel privato si riduce la durata dei contratti a termine, nella scuola si deroga al limite dei 36 mesi introdotto dopo i ripetuti richiami dell’Europa. Con il passaggio alla Camera si è introdotta la conferma anche per il 2019 e 2020 dello sgravio al 50% del governo Gentiloni per le assunzioni degli under 35 con il contratto a tutele crescenti. Inoltre si amplia l’utilizzo dei cosiddetti nuovi voucher, si introducono norme per il contrasto alla delocalizzazione, e si vieta qualsiasi forma di pubblicità di giochi o scommesse, nonché al gioco d’azzardo, oltre ad alcune semplificazioni fiscali: si modificherà il redditometro, i professionisti sono esclusi dallo split payment, slitta al 28 febbraio la comunicazione dei dati dello spesometro, si estende al 2018 la compensazione tra debiti e crediti con la Pa.

Per la Cna la conversione del decreto «senza prestare attenzione alle preoccupazioni sulle modifiche ai contratti a tempo determinato, che ad alta voce si sono alzate per settimane da grandissima parte del mondo datoriale, in particolare da artigiani e piccole imprese, lascia fortissima delusione», si «modificano in senso peggiorativo regole e strumenti ben funzionanti ed efficienti». Anche Confcommercio esprime «preoccupazione» per le norme sui contratti a termine, che «non renderanno più fluido il mercato del lavoro e non aumenteranno l’occupazione, mentre si incrementeranno i costi e il contenzioso per le imprese». Mentre il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, plaude per i nuovi voucher «circa 50mila posti di lavoro occasionali possono essere recuperati con trasparenza nelle attività stagionali in campagna». Tania Scacchetti (Cgil) parla di «occasione persa» di un provvedimento che «somma questioni molto differenti in modo disorganico». Anche per Luigi Sbarra (Cisl) il decreto «non mantiene ciò che promette, su materie lavoristiche la strada è ancora lunga».

Ed è di ieri l’annuncio di Sei Toscana - azienda di gestione del servizio di rifiuti nei territori di Siena - dello stop al rinnovo dei contratti interinali, a causa del nuovo contesto normativo, con l’obiettivo di assumerne 45 a tempo indeterminato entro il 1°ottobre; per la Cisl i precari interessati dal blocco sarebbero 464, per l’azienda 250.

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