Contrattazione

Contratto, i bancari: pronti anche alla piazza

di Cristina Casadei

Se a Palazzo Altieri a Roma ci si chiede, con qualche perplessità, o in alcuni casi preoccupazione, quanto costerà il rinnovo del contratto dei 300mila bancari, ieri a Milano, i sindacati hanno iniziato il roadshow per la presentazione della piattaforma alle assemblee dei lavoratori. «Se riceveremo il mandato ci batteremo fino alla fine per ottenere quanto richiesto», dice il segretario generale degli autonomi della Fabi, Lando Maria Sileoni. Fino alla fine vuol dire «anche attraverso scioperi e manifestazioni in piazza», aggiunge. Del resto «lo abbiamo già fatto nel precedente rinnovo. E i banchieri non ci devono né stimolare né provocare. Non ci mettano nelle condizioni di prendere certe posizioni», afferma il sindacalista che comunque si dice «pronto al dialogo». Le assemblee partiranno il 3 aprile per concludersi il 24 maggio. Poi la piattaforma sarà presentata all’Abi.

Produttività e merito
In premessa bisogna però dire che sono semmai i sindacati che stanno stimolando i banchieri, portando dai lavoratori una piattaforma che si colloca nella fascia alta, con la richiesta di aumento economico di 200 euro. «La contropartita economica è decente, non lo sono semmai gli stipendi di certi top manager. La nostra richiesta prevede che i lavoratori recuperino l’inflazione, la produttività e il merito del contributo dato in questi anni», dice Sileoni. Massimo Masi, segretario generale della Uilca, sottolinea proprio il fatto che «ai lavoratori vada riconosciuto il contributo dato per salvare le banche. Non dimentichiamoci gli anni in cui allo sportello i clienti inferociti non trovavano più nessun altro al di fuori dei bancari che si sono fatti carico dell’inadeguatezza di molti manager rispetto al loro ruolo». Per Giuliano Calcagni della Fisac Cgil bisognerebbe «cambiare approccio e smettere di pensare al rinnovo del contratto come a un costo. Nel nostro paese è necessario fare riprendere la dinamica salariale». Per il sindacalista della Cgil, l’aumento bisognerebbe leggerlo «come un investimento su una categoria che ha l’80% di iscritti al sindacato», ricorda Calcagni. E ai datori di lavoro parla attraverso i propri rappresentanti.

Utili banche e presidio Poste
Nella premessa del roadshow, Sileoni riconosce che il sistema bancario non è tutto nelle medesime condizioni. Ci sono banche grandi e banche piccole, gruppi grandi e gruppi piccoli e poi ci sono le situazioni difficili da Carige a Mps fino ad arrivare al Sud. Il rinnovo del contratto (e qui Sileoni ricorda il particolare niente affatto irrilevante della lunga durata del precedente contratto, che va dal 31 marzo del 2015 fino al 31 maggio del 2019, dunque oltre i 4 anni e 3 mesi) avviene in un contesto particolare, anche questo figlio dei suoi anni, in cui però va detto che la media «sta nei 9,3 miliardi di utili delle banche per il 2018, riferibili a una platea in calo», ricorda Sileoni. Con una presenza da parte delle banche sempre più bassa per via della riduzione degli sportelli «che lascia sul territorio un presidio sempre più forte alle Poste di cui si dovrebbero guardare con più attenzione ai dati sui conti correnti, il risparmio gestito e l’emissione delle carte di credito».

Area contrattuale forte
La richiesta economica sarà, però, soltanto un capitolo del negoziato per il rinnovo del contratto e si intersecherà con altri temi. Quello degli Npl, per esempio. «Il contratto dei bancari deve essere applicato a tutti i soggetti vigilati, non solo per fare l’interesse dei lavoratori, ma anche dell’intera economia nazionale», dice Riccardo Colombani, segretario generale della First Cisl. Il riferimento è all’area contrattuale che, in passato, ha avuto il merito di aver ancorato la categoria al contratto nazionale. «È necessario rafforzare e ampliare l’ambito di applicazione del contratto e tenere all’interno la gestione degli Npl, per le banche, i bancari, l’economia e il paese - dice Colombani -. Lo dicono i risultati. Nel 2017 43 miliardi di sofferenze bancarie sono state gestite in house e questo ha consentito di recuperare il 44% delle sofferenze. 33 miliardi di Npl sono invece stati ceduti, con un tasso di recupero del 26%. I numeri dimostrano che la gestione in house frutta molto di più e non ha gli stessi effetti sul territorio e sull’economia». Sileoni ricorda infatti che il proliferare nel nostro paese di agenzie per il recupero crediti «in alcuni territori sta facendo carne da macello di imprese e famiglie. L’insieme delle funzioni che caratterizzano l’attività bancaria è inscindibile e non esternalizzabile: la filiera del credito non si può spezzare». E poi, aggiunge Masi, «se il mestiere della banca non lo fanno più le banche chi lo deve fare?»

Il doppio controllo
E soprattutto come lo deve fare? Da adesso, certamente, lo si dovrà fare seguendo l’accordo sulle politiche commerciali che ha avuto l’effetto di far passare «il sistema bancario dall’assenza di controlli, a un duplice controllo - spiega Sileoni -. È un accordo storico, quello siglato nel 2018, che dovrà, come tale, entrare a far parte del contratto». Nella piattaforma è stata aggiunta anche una parte che riguarda le tutele perché le vicende del passato «hanno causato una valanga di guai ai risparmiatori e ai bancari che si sono visti addossare responsabilità non loro», spiega Colombani. Dalla prossima commissione di inchiesta sulle banche - e noi, sottolinea Sileoni, «siamo a favore di qualunque commissione di inchiesta» - ci aspettiamo che «chiami i bancari a testimoniare - dice Calcagni -. In passato non è mai accaduto ma sarebbe un bel segnale perché noi potremmo raccontare molte cose, dai diamanti ai prodotti venduti agli 85enni».

Cabina di regia sull’innovazione
L’innovazione dovrà entrare in questo rinnovo del contratto sotto forma di opportunità per tutti. «La nostra piattaforma pensa a come rilanciare un settore strategico, partendo dal presupposto che sono fondamentali gli ammortizzatori di settore, tanto il Foc, di cui è stato ampliato e potrà ulteriormente essere ampliato il raggio d’azione, quanto il fondo di solidarietà», sostiene Emilio Contrasto di Unisin che sottolinea anche il ruolo positivo che può avere l’innovazione: «L’intelligenza artificiale ha fatto il suo ingresso in banca, lo è anche che questo potrebbe essere visto non come una minaccia per i posti di lavoro ma come un’opportunità». Su questo, aggiunge Sileoni, «chiederemo alla controparte datoriale di istituire una cabina di regia in modo che vengano date le linee guida a livello nazionale che poi ogni gruppo declinerà al suo interno». Certamente, per i sindacati, l’innovazione non potrà essere rappresentata «da due filosofie che si stanno diffondendo tra le banche, quella del contratto ibrido di Intesa Sanpaolo e quella del salario a due velocità - spiega Sileoni -. In entrambi i casi stiamo parlando di sogni che diventeranno incubi».

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