Contrattazione

Smart working in deroga, il governo lavora alla proroga

di Claudio Tucci

«In tre settimane dovrò convocare una settantina di lavoratori in smart working, far sottoscrivere altrettanti accordi individuali, e poi procedere con le comunicazioni al ministero del Lavoro, perché da maggio rischia di cambiare la normativa, con il ritorno alle regole ordinarie sul lavoro agile. Siamo in una fase di incertezza ed emergenza; un ulteriore appesantimento burocratico, in questo momento, vorremmo proprio evitarlo».

Siamo in una Pmi del Nord-Est, settore meccanico, e si respira forte la preoccupazione per la fine del regime emergenziale, attualmente fissato al 30 aprile, il cui effetto, sullo smart working, è l’esaurirsi delle regole semplificate (oggi per attivare il lavoro agile è sufficiente un atto unilaterale dell’impresa) che lasceranno il posto alla legge 81 del 2017 (che prevede, come noto, l’ accordo individuale).

Il tema è delicato, soprattutto per i numeri in gioco. Secondo le stime dell’Osservatorio del Politecnico di Milano e di Randstad Research, nei prossimi mesi il lavoro agile interesserà una platea tra i 3 e 5 milioni di lavoratori, confermandosi uno strumento, che piace alle persone, e che ha saputo, durante la fase acuta della pandemia, coniugare produttività, sicurezza e conciliazione vita-lavoro.

Il governo ha acceso un faro; e la sottosegretaria al Lavoro, Tiziana Nisini (Lega) ritiene indispensabile una nuova proroga delle norme semplificate: «In questa fase delicata dobbiamo pensare alla sicurezza dei lavoratori e anche a non appesantire le aziende con adempimenti burocratici complessi - ha spiegato la sottosegretaria Nisini -. Per questo, sono favorevole a un utilizzo flessibile del lavoro agile, come quello attuale, almeno fino a quando l’emergenza sanitaria non sarà sotto controllo». Secondo stime dell’esecutivo, l’Italia dovrebbe raggiungere, con i vaccini, la c.d. “immunità di gregge” in autunno. La proroga, quindi, della normativa emergenziale potrebbe arrivare al 30 settembre? «Penso di sì - ha aggiunto Nisini -. Così le aziende avranno tutto il tempo necessario a riorganizzarsi».

D’accordo Paolo Zangrillo (Fi), membro della commissione Lavoro della Camera, ha pronto un emendamento proprio per prorogare le regole semplificate dello smart working fino al 30 settembre: «È una misura richiesta dalle aziende ed è gradita dai lavoratori», ha detto Zangrillo. Ieri infatti, in audizione sul decreto Sostegni, la dg di Confindustria, Francesca Mariotti, ha chiesto espressamente la proroga del lavoro agile emergenziale. Anche il Pd ha presente il tema: «Alla luce dell’andamento del piano vaccinale occorrerà interrogarsi se prorogare o meno lo stato di emergenza - ha dichiarato la capogruppo Dem alla Camera, Debora Serracchiani -. In questo caso, qualora non vi sarà la proroga, occorrerà aprire un confronto tra le parti sociali proprio per definire le regole e comunque dare più tempo alle aziende per formalizzare gli accordi».

«Una proroga del lavoro agile emergenziale è quanto mai opportuna e oggi anche coerente con gli accordi sulla sicurezza appena sottoscritti - ha aggiunto il professor Arturo Maresca (la Sapienza, Roma) -. Il modello ha funzionato, i lavoratori sono soddisfatti e i contagi in azienda, come ricordato dall’Inail, sono marginali, anche grazie allo smart working».

Nei territori, le imprese spingono: «La necessità, imposta dall’emergenza, di ricorrere allo svolgimento da remoto di tutte le attività idonee e per il maggior numero possibile di dipendenti, ha avuto l’indubbio effetto di avvicinare il lavoro agile emergenziale anche alle imprese di piccole e piccolissime dimensioni che, in condizioni normali, probabilmente non avrebbero sperimentato lo strumento, anche a causa degli insidiosi adempimenti burocratici praticamente inesistenti nell’attuale fase emergenziale - ha spiegato Stefano Passerini, direttore del settore Lavoro, welfare e capitale umano di Assolombarda -. Una proroga, quindi, del lavoro agile di emergenza sino alla fine del prossimo mese di settembre, consentirebbe un ulteriore consolidamento dell’utilizzo dello strumento nelle Pmi ed il suo miglior adattamento organizzativo nelle imprese di maggiori dimensioni, offrendo un quadro sempre più chiaro con riguardo al suo impiego nel prossimo periodo post-pandemico».

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