Contrattazione

Upb: con lo sblocco dei licenziamenti a rischio 100mila addetti

di Davide Colombo

Lo sblocco dei licenziamenti previsto dal 1° di luglio per le aziende che possono beneficiare della cassa integrazione ordinaria e dal 1° novembre per i datori di lavoro che beneficiano di Assegno ordinario, Cassa in deroga e Cisoa con casuale Covid-19 (gli agricoli), potrebbe rappresentare un rischio per una platea compresa tra i 60mila e i 100mila dipendenti. La stima è contenuta nella memoria presentata dall’Ufficio parlamentare di Bilancio sul dl “Sostegni” ed è molto più contenuta rispetto ad altre previsioni circolate nelle scorse settimane (Prometeia ha per esempio parlato di 500mila posizioni a rischio).

L’analisi proposta prende le mosse da una lettura incrociata delle più recenti statistiche descrittive del mercato del lavoro: il Rapporto congiunto prodotto dal ministero in collaborazione con Inps, Anpal, Inail e Istat; l’Osservatorio sul precariato Inps e l’ultimo Bollettino di Bankitalia. I lavoratori effettivamente considerati a rischio licenziamento vengono individuati in coloro che hanno subito sospensioni dalle attività per un periodo di almeno sei mesi in tutti i settori, non solo quello con lo sblocco in scadenza il 1° luglio. Il che autorizza a dire anche questa platea potenziale potrebbe essere sovrastimata.

Secondo l’analisi le mancate cessazioni di contratti per ragioni economiche non hanno superato le 300mila unità nel 2020, uno stock più che compensato dalle mancate attivazioni di nuovi contratti, quasi 1,4 milioni. In termini più generali e considerando tutti i settori di attività il saldo tra le cessazioni da posizioni di lavoro subordinato (incluso l’apprendistato) per tutte le causali (non solo la motivazione economica) e le corrispondenti attivazioni è stato negativo per oltre 241.000 soggetti nel 2020, mentre era stato positivo per oltre 180.000 nel 2019.

Detto in altri termini: le aziende si sarebbero già riposizionate sul mercato del lavoro durante la crisi e non avrebbero grandi numeri di occupati in esubero da smaltire. A moderare le ipotesi di un’ondata di licenziamenti contano le due scadenze differenziate e c’è poi da considerare che per le aziende, una volta caduto il blocco, si ripristina a zero ore il contatore per la nuova Cig ordinaria, ammortizzatore che potrà accompagnare la fase di recovery, cui si aggiungono i due mesi di fine anno di Cig con nuova causale Covid-19 per gli altri settori. Naturalmente molto dipenderà dalla velocità di uscita dalla crisi: larga parte della manifattura ha già ripreso le attività quasi a regime , anche per il ripristino delle scorte. E l’eventuale turnover, se ci sarà, potrebbe essere anche più lento rispetto ai flussi storici, ostacolato dalle limitazioni alla circolazione che complicano i contatti tra i datori e i possibili neoassunti, sia nella fase dei colloqui che in quella di inserimento in organico.

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