Contrattazione

Lavoro a tempo, causali affidate ai contratti collettivi

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

Sui contratti a termine, motore della ripartenza del mercato del lavoro, la maggioranza accende un faro, e incalza il governo a intervenire. La spinta arriva dalla Lega, che oggi alla Camera presenta un pacchetto di emendamenti al decreto Sostegni bis per chiedere maggiore flessibilità nell’utilizzo dello strumento: «Proponiamo di affidare le causali alla contrattazione collettiva, inclusa quella aziendale - spiega la sottosegretaria al Lavoro del Carroccio, Tiziana Nisini -. Chiediamo anche di eliminare il contributo addizionale dello 0,5% che scatta su ciascun rinnovo e di non conteggiare, nei limiti di durata massima del rapporto a tempo, il periodo di pandemia e le settimane di cassa integrazione. Vogliamo dare più respiro alle aziende e strumenti flessibili e tutelanti per i lavoratori, per supportare questo inizio di ripresa».

Anche il Pd, con Antonio Viscomi della commissione lavoro della Camera, e ordinario di diritto del lavoro all’università di Catanzaro, è pronto a presentare un emendamento per affidare le causali alla contrattazione collettiva: «Fin dall’inizio della vicenda parlamentare del decreto Dignità - afferma il professor Viscomi - chiediamo di valorizzare ai fini regolatori l’autonomo dialogo tra le parti sociali». L’apertura alla contrattazione collettiva rappresenta «un punto di equilibrio quanto mai opportuno in questa fase di ripartenza, senza trascurare le tutele dei lavoratori e assicurando adeguata centralità alle organizzazioni sindacali», aggiunge la capogruppo Dem a Montecitorio, Debora Serracchiani. L’esigenza di intervenire sui contratti a termine è emersa analizzando gli ultimi dati sul lavoro, +96mila occupati a tempo tra marzo e aprile, che hanno dato la spinta alla ripresa dell’occupazione, con la previsione di una forte richiesta d’estate e nelle festività.

Lo strumento sconta le rigidità introdotte dal decreto Dignità del 2018, solo in parte scalfite dai decreti emergenziali (fino a fine anno si possono fare, per una sola volta, proroghe e rinnovi senza indicare la causale). Da luglio poi tornano i vincoli per le imprese in cig. Per questo, i partiti di maggioranza premono per una semplificazione, strutturale, dei contratti a termine.

Sul fronte licenziamenti, invece, palazzo Chigi e Mef continuano a frenare su possibili ritocchi alla mediazione raggiunta da Mario Draghi, che prevede per l’industria e le costruzioni l’uscita dall’emergenza dal 1° luglio, con cig “scontata” (non si pagano le addizionali sull’utilizzo fino a dicembre) e il vincolo durante l’utilizzo di non poter licenziare. Dopo il pressing anche ieri del segretario Pd, Enrico Letta, che ha rilanciato la proposta di un nuovo blocco selettivo dei licenziamenti, su cui preme anche la Lega, un possibile ragionamento potrebbe aprirsi per il settore tessile-moda, in difficoltà e con un alto utilizzo della cig. L’ipotesi è di prevedere che ad un determinato livello di utilizzo della cig, si possa ricorrere alla cig Covid gratuita anche nell’industria e nelle costruzioni con il divieto di licenziare fino al 31 ottobre (come nel terziario).

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