Contrattazione

Cantieri, food e autogru: in Liguria caccia aperta agli addetti specializzati

di Raoul de Forcade

La crisi del lavoro in Liguria si manifesta anche sotto forma di mestieri e conoscenze richiesti dalle aziende ma che non si trovano, o sono di difficilissima reperibilità sul territorio. A venire in aiuto, in questa analisi, ci sono i dati Excelsior di Unioncamere che mostrano due diverse prospettive del medesimo argomento: le skills & abilities che sono cronicamente mancanti sul mercato del lavoro ligure, nonostante le aziende non smettano mai di richiederle, e cioè i saldatori (necessari, in particolare, per il settore della cantieristica navale), gli elettricisti e i conduttori di mezzi pesanti; e poi i talenti ricercati che emergono dalla più recente rilevazione mensile Excelsior, cioè quella riferita a giugno 2021.

Mese in cui, si legge nel report, «un’impresa su tre» ha previsto «di avere difficoltà a trovare i profili desiderati, sia per ridotto numero di candidati sia per mancanza di competenze e qualifiche, soprattutto per farmacisti e biologi, tecnici in campo informatico, specialisti in scienze informatiche e operai specializzati nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche».

Nel periodo, i mestieri più ricercati dalle imprese risultano essere cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici, poi personale non qualificato nei servizi di pulizia e in altri servizi alle persone e operai specializzati nell’edilizia. Ma tra le imprese c’è anche chi cerca, senza trovarli, dei project manager.

«È difficile - spiega Marco Bisagno alla guida dei cantieri navali Mariotti - trovare, per determinati lavori, personale italiano; infatti noi usiamo normalmente saldatori che arrivano dalla Romania o dalla Croazia. E non è per una questione economica, perché gli stipendi sono uguali. Diciamo che fare il saldatore in campo navale non è un mestiere ambito. Anche se, chi lo fa, guadagna abbastanza: una media di 2-3mila euro netti al mese. Altra professionalità che manca è il project manager, il responsabile della produzione: è ricercato e introvabile». Lo conferma anche Alberto Amico, alla guida del cantiere nautico Amico & Co: «Abbiamo sempre più difficoltà a trovare vocazioni per lavori anche molto ben retribuiti, come il project manager».

Guido Vernazza, alla guida di Vernazza Autogru, che ha lavorato anche nel cantiere del viadotto Morandi, sottolinea la carenza di figure professionali quali i conduttori di mezzi pesanti. «È un fenomeno – afferma – che esiste, soprattutto nel Nord Italia, nonostante gli operatori bravi possano arrivare a guadagnare anche 4-5mila euro netti al mese. Noi, per averli, facciamo dei corsi di formazione interni e a volte li troviamo al Sud. D’altro canto, diventare buoni professionisti, capaci di utilizzare mezzi come quelli usati per il ponte Morandi non è facile: ci vogliono anche 5-6 anni di formazione. Perché, a parte il lavoro in sé, per spostare, ad esempio, da un cantiere a un altro le gru più grandi smontate, ci vogliono fino a 100 camion. E l’operatore ha anche il compito di coordinare lo spostamento, insieme a un tecnico ingegnere».

Anche gli elettricisti specializzati mancano: «È una situazione drammatica - afferma Andrea Carioti alla guida dell’azienda di impiantistica Rael - il mercato sembra impazzito. Ho oggettive difficoltà a reperire elettricisti. Eppure uno bravo guadagna dai 1.600 ai 1.700 euro al mese e, se va in trasferta ad esempio tutto il mese, la paga sale a una somma tra i 2mila e i 2.200 eruro: certo deve stare fuori sede, ma con alloggio pagato. È chiaro che invece un apprendista, appena entra, prende uno stipendio sugli 800 euro, che poi salgono a 1.200. Sulla carenza di quelle figure forse pesa anche l’effetto delle norme sul reddito di cittadinanza. Perché bisogna anche avere voglia di crearsi un mestiere».

Sul fronte della ristorazione, sottolinea Alessandro Cavo, presidente di Fipe-Confcommercio Liguria, «nel post Covid manca personale sia di sala che di cucina. Anche se un lavapiatti, in regola, prende 1.200-1.300 euro netti al mese. Evidentemente molte persone abituate a lavorare stagionalmente nel settore, con il lungo periodo di lockdown dei locali, hanno cambiato mestiere».

Anche Aldo Werdin, presidente degli albergatori del Tigullio, denuncia la mancanza, nel periodo post pandemia, degli stagionali.

«Il contratto per gli stipendi di queste figure - dice - normalmente si faceva a febbraio: si mettevano le basi per assicurarsi i migliori. Quest’anno è saltato tutto. Ha pesato l’incertezza delle riaperture: molti alberghi in Liguria sono rimasti chiusi fino a dopo Pasqua e alcuni lavoratori hanno firmato prima contratti di preassunzione per andare in Sardegna, che è stata per un po’ zona bianca. Altri hanno preferito usufruire del reddito di cittadinanza».

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