Contrattazione

Il Veneto rialza la testa: il traino arriva dai contratti a termine

di Barbara Ganz

I l mercato del lavoro segna in Veneto una progressiva ripresa, confermata dagli ultimi dati di giugno: nel mese che si è chiuso si sono contati 28.300 posti di lavoro in più, che fanno salire il bilancio occupazionale del 2021 a +55mila posizioni lavorative nel secondo trimestre e +67mila da inizio anno.

Un valore comunque incomparabile con quello del 2020 (+15.200), ma superiore di 4mila unità anche al corrispondente periodo del 2019. Va detto che la lettura dei dati sul lavoro dopo oltre un anno di pandemia, è particolarmente difficile: il confronto con l’anno precedente è falsato dagli effetti dell’emergenza sanitaria e del lockdown, e per avere un riscontro fondato sulle differenze occorre spesso guardare indietro al 2019, e alla normalità. Non solo: ci sono fattori come l’uso degli ammortizzatori sociali per Covid e il blocco dei licenziamenti che hanno paralizzato alcuni indicatori.

Inversione di tendenza

Dopo un maggio positivo, il mese di giugno ha confermato i segnali di recupero già osservati a maggio, con un saldo mensile di 28.300 posizioni lavorative in più (rispetto alle 15.200 del 2019) e un volume di assunzioni superiore a quello di due anni fa. I posti di lavoro recuperati da inizio anno salgono così a oltre 67mila.

Il bilancio positivo è imputabile soprattutto ai contratti a tempo determinato (+53.000 nel trimestre, +25.600 a giugno), che dopo aver sofferto più delle altre tipologie contrattuali gli effetti della pandemia, beneficiano della ripresa delle attività. Andamento positivo anche per l’apprendistato, mentre il tempo indeterminato mostra una dinamica leggermente negativa nel trimestre (-80) e positiva a giugno (+650). L’ultima Bussola di Veneto Lavoro mostra che le assunzioni si confermano inferiori rispetto al 2019, con diminuzioni comprese tra il -11% e il -13%, nonostante il forte recupero degli ultimi due mesi. La dinamica del lavoro somministrato si dimostra invece altalenante: nel 2020 le assunzioni erano crollate anche del 77% (ad aprile), mentre nel 2021 dopo un parziale ridimensionamento della forbice con il 2019, il gap è tornato ad ampliarsi nel mese di aprile (-16%) per poi ridursi nuovamente in maggio (-8%). In crescita il lavoro intermittente (+9% nel trimestre), che beneficia delle riaperture, e il lavoro domestico (+18%).

Le assunzioni sono state complessivamente 64.400 (+9,7% rispetto alle 58.700 del 2019), mentre le cessazioni si sono ridotte del 20%, soprattutto per la diminuzione dei licenziamenti economici individuali e collettivi, interessati dal blocco dell’ultimo anno. A differenza del passato, le dimissioni superano le cessazioni per fine termine: secondo il report questa è l’ovvia conseguenza del minore ricorso ai contratti a tempo determinato.

I settori

Nei settori più a lungo soggetti alle restrizioni, quali servizi turistici e commercio, il differenziale tra il secondo trimestre 2021 e l’analogo periodo del 2019 è ancora significativo (-20% e -15%), anche se nel mese di giugno i reclutamenti sono stati superiori a quelli di giugno 2019 (+19% e +5%) per effetto del ritardato avvio della stagione turistica.

Nel manifatturiero la flessione della domanda di lavoro è ancora presente nel settore della moda, dell’alimentare e nella farmaceutica, seppure anche in questo caso si sia osservato un discreto miglioramento nell’ultimo mese. I saldi del trimestre sono positivi per tutti i settori, fatta eccezione per la concia e per l’istruzione privata, che sconta la chiusura dell’anno scolastico.

L’irrigidimento del mercato del lavoro e un possibile effetto scoraggiamento contribuiscono alla diminuzione della disoccupazione e delle persone che cercano attivamente lavoro: tra aprile e giugno le dichiarazioni di immediata disponibilità presentate ai Centri per l’impiego del Veneto sono state 24.700, il 9,7% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019.

Lo sblocco dei licenziamenti

Il sito di Veneto Lavoro ha pubblicato una breve analisi dell’Osservatorio Mercato del Lavoro sui primissimi impatti dello sblocco dei licenziamenti in regione. Il dato, temuto e per certi effetti inatteso, mostra che nei primi giorni di luglio non si è verificato un significativo aumento dei licenziamenti rispetto all’analogo periodo pre-Covid. Il divieto previsto dal decreto legge 25 maggio 2021 è scaduto il 30 giugno scorso, perciò si sono prese in considerazione le comunicazioni di cessazione con effetto dal primo di luglio e anche quelle datate 30 giugno, considerando anche che di solito la fine del mese è il momento in cui le imprese interrompono i rapporti anche per fini di semplificazione contabile.

Su tre giorni di “sblocco” e prendendo come termine di confronto i tre anni precedenti, dal 30 giugno (di fatto il primo giorno in cui le aziende potevano comunicare la cessazione del rapporto di lavoro) al 2 luglio 2021 i licenziamenti per motivi economici individuali e collettivi effettuati dalle imprese private non artigiane del manifatturiero (escluso il sistema moda) e delle costruzioni sono stati 194, un dato di molto superiore a quello del 2020, quando erano stati appena 40, ma in linea con quelli degli anni precedenti (185 nel 2019 e 179 nel 2018). Le stesse considerazioni - sottolinea lo studio, che sarà presto ripetuto guardando ai dati della prima settimana di sblocco - possono essere fatte per quanto concerne le 107 imprese che hanno licenziato nei tre giorni considerati, e non si notano neppure differenze nel numero medio di licenziamenti per azienda (1,8).

Un effetto da notare è che mentre negli anni “normali” erano maggiori gli accadimenti a fine mese, ora - forse anche per maggiore sicurezza di rispettare le norme relative alla data di chiusura del rapporto da parte delle imprese - le differenze maggiori si concentrano nei primi giorni di luglio.

Dunque il blocco dei licenziamenti risulta avere avuto un effetto molto rilevante sia nel 2020 che durante quest’anno, ma è importante monitorare in futuro se questa compressione porterà ad un riallineamento più o meno violento.

Sotto la lente

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