Contrattazione

Rinnovati tutti i contratti del sistema moda, aumento da 74 euro per tessile abbigliamento

di Cristina Casadei

È un accordo che garantirà stabilità ad imprese e lavoratori per 4 anni quello che è stato raggiunto da Sistema Moda Italia (Smi) e da Femca-Cisl, Filctem-Cgil e Uiltec-Uil per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro del settore tessile abbigliamento moda. Decorre infatti dal primo aprile 2020 al 31 marzo 2024. Riguarda 40mila aziende e 400mila addetti e chiude questa tornata di rinnovi di tutta la galassia di contratti che ruota intorno alla moda. «La novità di questo ciclo è che i rinnovi sono sempre firmati dalle singole associazioni, ma con l’assistenza ed il coordinamento della Federazione Confindustria Moda, che a sua volta firma l’accordo. È un primo passo che testimonia che i singoli comparti cominciano a considerarsi parti dell’unico grande sistema industriale della moda», spiega Carlo Mascellani, direttore delle relazioni industriali di Confindustria Moda.

La parte economica
Per la parte economica è stato definito un aumento dei minimi contrattuali a regime di 72 euro lordi medi, al 4° livello, erogati in 3 tranches: 20 euro dal 1° aprile 2022, 25 euro dal 1° gennaio 2023 e 27 euro dal 1° aprile 2023. Gli aumenti partiranno quindi dopo 2 anni dalla scadenza del precedente contratto e per il periodo che va dal 1° aprile 2020 al 31 marzo 2022, ossia 2 anni interi, non sono stati previsti né aumenti retributivi né importi una tantum, quindi nessun aggravio di costo per le imprese.

L’investimento delle imprese
Il presidente di Smi, Marino Vago, spiega che «pur in un momento ancora particolarmente critico per la filiera produttiva del tessile abbigliamento, per senso di responsabilità e per rasserenare il clima nelle aziende, Smi ha scelto di rinnovare il contratto nazionale di settore, che è uno dei più importanti di tutta l’industria del Paese». In prospettiva lavoratori e imprese sono chiamati a uno sforzo importante perché li attendono «mesi molto complicati, nei quali sarà necessaria ed essenziale la collaborazione di tutti per superare le attuali difficoltà e cogliere le opportunità che i nuovi mercati ci presentano», continua Vago. Conti alla mano, date soprattutto le difficoltà della filiera, «le aziende si assumono un significativo aggravio di costi, che vogliamo interpretare come un investimento sui nostri collaboratori, le cui professionalità e competenze sono e saranno sempre più la ricchezza delle nostre imprese e la garanzia del loro successo nel mondo», sottolinea Vago.

Le previsioni
Il precedente contratto era scaduto a fine marzo del 2020, ma a causa della crisi sanitaria la trattativa è iniziata solo a fine 2020 e ha risentito delle pesanti conseguenze economiche e produttive. Soprattutto per le Pmi che sono l’asse portante della filiera produttiva manifatturiera, dove la crisi si sta prolungando ancora. Secondo le previsioni delle imprese, per la piena ripresa produttiva del settore, con il riequilibrio dei normali cicli stagionali bisognerà aspettare il 2022. Nel frattempo serve però molta coesione, spiega Smi e la collaborazione di lavoratori, sindacati e Governo, al quale è stato presentato da tempo un ambizioso piano per il sostegno ad uno dei settori più importanti del Made in Italy.

La parte normativa
Per la parte normativa del contratto sono state fatti aggiustamenti sul tema della flessibilità, con modifiche sui contratti a termine e in somministrazione a termine (portati a quota 32%), del periodo di prova, delle modalità di fruizione dei permessi, della flessibilità dell’orario contrattuale, del cambio di mansioni, dei provvedimenti disciplinari. Per andare incontro alle Pmi, inoltre l’Elemento di Garanzia Retributiva (e il suo importo) non ha subito alcun incremento.

I protocolli su legalità e welfare
A qualificare l’accordo ci sono 2 importanti protocolli su dumping e legalità e sul sistema di welfare. Il primo prevede che le imprese collaborino tra loro e con le istituzioni preposte per promuovere la legalità ed elevare il livello di qualità delle regole e delle relazioni lungo tutta la filiera produttiva, con uno specifico accordo per contrastare il dumping contrattuale, incentivando l’applicazione dei contratti sottoscritti dalle parti datoriali e sindacali maggiormente rappresentative a livello nazionale. Il secondo prevede invece di procedere con una nuova fase di completamento e sviluppo del sistema di welfare contrattuale, denominato “Sistema Welfare Moda”, che ha già dato risposte importanti su previdenza complementare e assistenza sanitaria integrativa e che ora potrà essere ulteriormente potenziato. Primo passo concreto del Protocollo è l’istituzione dal 1° gennaio 2023 di una nuova assicurazione contro la non autosufficienza (LTC) a beneficio di tutti i lavoratori, finanziata con un contributo di 2 euro al mese a carico delle aziende. L’ipotesi di accordo dovrà ora essere approvata dai lavoratori.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©