Contrattazione

Dai servizi alle professioni, la ritirata degli indipendenti

di Cristina Casadei

Guide turistiche, ristoratori, organizzatori di eventi e fiere, istruttori di palestra, commercianti, agricoltori. La pandemia, prima, e la digitalizzazione forzata, poi, hanno radicalmente trasformato, se non spazzato via, migliaia di lavori. Senza risparmiare i professionisti, avvocati, commercialisti, notai che scontano un evidente calo dei praticanti. Gli indipendenti, come indicano gli ultimi dati Istat, relativi a luglio, sono scesi sotto la soglia dei 5 milioni (4 milioni e 944mila), in calo sia rispetto a giugno di quest’anno (-47mila, ossia -0,9%), sia rispetto a luglio del 2020 (-62mila, ossia -1,2%).

Dalla Confederazione nazionale dell’artigianato spiegano che «da inizio pandemia la contrazione degli indipendenti sfiora le 300mila unità». Se andiamo a vedere i settori, quelli che soffrono di più sono i servizi, in particolare alloggi, ristorazione e trasporti, per effetto delle prolungate misure restrittive, mentre sono in controtendenza servizi alle imprese e costruzioni. Da Confcommercio professioni stimano 200mila lavoratori in meno di qui a metà del 2022. In agricoltura, Coldiretti parla invece di un calo di oltre 10mila. Se poi prendiamo tutta la parte dei lavoratori autonomi che appartengono agli ordini, la pandemia ha stressato la crisi vocazionale dei giovani e la mancanza di politiche per favorire le aggregazioni e la nascita di grandi studi multidisciplinari.

«Tutti i lavoratori professionali autonomi scontano difficoltà e questo lo abbiamo riscontrato attraverso la lettura dei dati reddituali - spiega Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni e coordinatore della Consulta del lavoro autonomo del Cnel -. Il mondo del lavoro autonomo sta diminuendo e diminuirà ancora». E stiamo parlando, tra gli altri, «di un milione e 150mila autonomi iscritti agli ordini e alle casse e di circa 350mila non ordinistici e iscritti alla gestione separata dell’Inps». Soffermandoci sui lavoratori ordinistici «siamo in una fase di assestamento per non dire calo, con i giovani che escono dall’università che in meno del 30% dei casi vorrebbero fare attività professionale - continua Stella -. Preferiscono il lavoro dipendente. In parte per la complessità degli adempimenti burocratici per avviare le attività, in parte perché le professioni non sono più quelle di una volta, si assiste a un calo importante dei praticanti». Proprio per questo servirebbero «politiche per i giovani e per favorire aggregazioni tra studi anche in ottica multidisciplinare».

Il quadro non è roseo nemmeno per i lavoratori non ordinistici. «Con la flessione dell’economia del terziario c’è stato un calo di fatturato importante che ha segnato una netta inversione di tendenza. Nella fase prepandemica, infatti, le professioni che rappresentiamo erano in forte crescita - racconta Anna Rita Fioroni, presidente di Confcommercio professioni -: per il decennio 2008-2018 si parla di uno sviluppo numerico del 71,6%. Oggi, invece, parliamo di una riduzione intorno alle 200mila unità tra quest’anno e la metà del 2022». Per Fioroni «serve attenzione perché la mancanza di un sistema di tutele adeguato e di politiche attive per questo mondo ha generato una situazione di incertezza nell’esercizio dell’attività professionale che ha impedito di guardare al futuro. A questo si aggiungano le difficoltà nell’adempiere alle scadenze fiscali e nella programmazione delle attività in questa fase».

L’incursione nel settore agricolo ci racconta un mondo caratterizzato «per lo più da imprese familiari e piccole realtà - dice Romano Magrini, responsabile dell’area Lavoro di Coldiretti -. In una situazione come quella determinatasi nel 2020 con la pandemia, l’agricoltura ha dovuto sostenere aumenti di costi e riposizionamenti per molte aziende. Chi non ha avuto la capacità di reggere la pandemia è stato costretto in alcuni casi a chiudere, in altri ad accorparsi con altre aziende. Non si deve poi trascurare che molti agricoltori in età avanzata, di fronte alla pandemia e alle calamità naturali, hanno deciso di chiudere. A frenare la contrazione degli autonomi è stato però il rinnovato interesse dei giovani verso l’agricoltura che ha fatto fermare il calo intorno ai 10mila lavoratori».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©