Contrattazione

Credito e assicurazioni fucina del lavoro ibrido per la nuova normalità

di C.Cas.

Credito e assicurazioni sono tra i settori che hanno sperimentato per primi lo smart working, in anni lontani dalla pandemia, dotandosi anche di accordi sindacali d’avanguardia, sia a livello aziendale che nazionale. Questa fase ha segnato un’ulteriore accelerazione, senza intaccare il tema della produttività. Non solo, ne ha anche beneficiato la conciliazione vita lavoro e la parità di genere, come osserva Paola Angeletti, chief operating officer di Intesa Sanpaolo: «Talvolta si sente dire che lo smart working ha effetti negativi di isolamento e che penalizza le donne. La nostra esperienza è molto positiva sia in termini di soddisfazione delle persone, sia in termini di produttività. Abbiamo osservato che donne e uomini ricorrono allo smart working in pari misura, un fenomeno significativo anche dal punto di vista socio-culturale». Il gruppo, a fine 2014, ben prima dell’emergenza, aveva definito un accordo con i sindacati che prevedeva fino a 8 giorni al mese da remoto su base volontaria. I numeri dicono che «a fine 2019, le persone abilitate erano 14mila, dovevano essere 24mila a fine 2021, ma, a seguito dell’accelerazione della pandemia, oggi sono oltre 80mila, la quasi totalità, con modalità diverse rispetto alle funzioni che svolgono», spiega Angeletti. Nel gruppo, al momento, è previsto un giorno di rientro in sede a settimana, ferma restando un’occupazione degli spazi del 50% e la salvaguardia di salute e sicurezza. Nell’altro grande gruppo bancario, UniCredit, dove i primi progetti pilota sul lavoro agile risalgono addirittura al 2011, è ancora in rampa di lancio l’accordo sindacale del 2020 che prevedeva il lavoro da remoto, su base volontaria, fino a 10 giorni al mese. Non è ancora operativo, ma partirà con un “pilota” nel post pandemia. Questo stesso mese, dicono da Gae Aulenti, si valuterà cosa fare a seconda di come evolverà il quadro sanitario. Al momento i lavoratori possono scegliere volontariamente se lavorare da remoto o in presenza, ma devono prenotare la postazione per via dei limiti di capienza imposti da salute e sicurezza. I numeri dicono che se prima della pandemia era abilitato al lavoro da remoto il 30% dei lavoratori, oggi questa quota ha raggiunto in media il 70% e, nelle sedi centrali, il 100%. La forte attenzione del gruppo verso i dipendenti con disabilità e fragilità ha esteso lo smart working dal 14 al 95% durante l’emergenza.

Nelle assicurazioni, secondo una stima di Unipol, oltre il 90% degli addetti lavora da remoto. Il settore si è dotato anche di un protocollo nazionale, siglato da Ania e dai sindacati in febbraio, che ha trovato una sua prima declinazione nell’ultimo accordo sindacale di Generali. Il gruppo definisce Next Normal il post emergenza. Come spiega Gianluca Perin, direttore hr e organizzazione per l’Italia, «è basato su un modello innovativo di organizzazione del lavoro flessibile e prova a disegnare il lavoro del futuro. Con grande attenzione ai temi di inclusività e inclusione, diritto alla disconnessione, digitalizzazione». L’accordo di Generali prevede un’adesione volontaria da parte dei dipendenti e, l’estrema flessibilità del mix in presenza e da remoto - fatto salvo che la parte da remoto non potrà essere esclusiva - fa sì che sia riconosciuto il valore dei diversi modelli di organizzazione. Per ora, dice Perin, «abbiamo il 95% delle persone in smart working, ma, in vista di quella che sarà la nuova modalità di lavoro ibrida, nei prossimi mesi cominceremo ad invitare i colleghi ad un graduale rientro per allenarsi a quello che abbiamo definito il next normal. Tutto questo naturalmente nel massimo rispetto delle norme di sicurezza». Anche Unipol si sta preparando ad affrontare con i sindacati il tema per il post emergenza e, dopo l’accordo ponte sull’integrativo, nelle prossime settimane aprirà il confronto. In questa fase, si lavora privilegiando la tutela della salute: le presenze in sede sono quindi dettate dalle necessità organizzative, dalla tipologia del lavoro e nel rispetto della salute e sicurezza.

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