Contrattazione

Dopo la sperimentazione l’accordo diventa a tempo indeterminato

di Cristina Casadei

Dopo tre anni di sperimentazione, di cui poco meno della metà legati alla pandemia, alla Fitt è stata imboccata la via di un accordo per lo smart working a tempo indeterminato. L’azienda vicentina produce tubi ad alto contenuto innovativo finalizzati al passaggio di fluidi per uso domestico, professionale e industriale e rappresenta una realtà manifatturiera, che ha circa mille addetti. Di questi circa 230 sono white collars che rientrano nella platea di coloro che sono coinvolti nella remotizzazione del lavoro nell’area operations, dalla supply chain al controllo qualità e alla pianificazione. Nelle scorse settimane, Fitt ha introdotto una policy, che non ha il sigillo dell’accordo sindacale, ma è stata condivisa passo dopo passo con la popolazione aziendale interessata e sarà valida a tempo indeterminato. L’azienda ha quindi deciso di introdurre in maniera strutturale e per sempre lo smart working, stabilendo che, in una settimana di 5 giorni lavorativi, per chi svolge mansioni compatibili con lo smart working, sarà possibile lavorarne 3 da casa, o da altro luogo idoneo e a norma, inclusi gli spazi pubblici di coworking.

Dal momento che «il 31 dicembre è prevista la fine dello stato di emergenza e andrà a scadenza il regime semplificato per il lavoro agile», l’hr director Sara Trentin spiega «di aver voluto anticipare questa scadenza e, grazie alla formazione e all’esperienza maturata in tre anni, siamo stati in grado di stendere la nostra policy di smart working». L’esperienza fatta durante la pandemia ha sicuramente accelerato le intenzioni della società che ha cercato di trovare un equilibrio tra «l’esigenza di mantenere il benessere dei collaboratori al centro di ogni strategia aziendale», e quella di «ritornare a vivere l’azienda in senso tradizionale, incontrando i colleghi nei corridoi, scambiando idee e soluzioni alla macchinetta del caffè, partecipando dal vivo a corsi di formazione», continua Trentin. La policy al momento riguarda il 25% dei lavoratori in Italia, ma è già in fase di sperimentazione anche in Francia. Il nuovo modo di lavorare sta portando anche a ridisegnare gli spazi aziendali. Alcuni uffici, ad esempio, oggi hanno un numero di postazioni di lavoro minore rispetto al totale delle persone che ci lavorano. Altri cambiamenti sono previsti in futuro come la creazione di spazi di coworking per le attività che si svolgono in presenza e di un sistema di scrivanie prenotabili.

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